Dal romanzo "Avviso ai naviganti" di Annie Proulx. Quoyle è un uomo grigio e spento, di professione tipografo, che non si aspetta molto dalla vita, con una dolorosa infanzia segnata da maltrattamenti alle spalle e succube di una moglie lasciva e turpe, che lo tradisce impunemente, lo umilia di continuo e un giorno decide persino di affidare la loro piccola figlia ad un programma di adozioni. Dopo un tragico ma provvidenziale incidente che ne smuove la triste inerzia, Quoyle cerca di recuperare i pezzi infranti della sua miserabile vita e si trasferisce in uno sperduto villaggio di pescatori nella fredda Terranova. Qui, a contatto con gente dura e orgogliosa, con l'aiuto di una zia risoluta e di una vedova gentile, l'uomo scopre le sue origini ed un talento che non pensava di possedere. Questo algido dramma sentimentale dello svedese Lasse Hallström è una quieta elegia lirica, intimamente tragica ma non pessimistica, sul tema della seconda occasione e della riscoperta di sè stessi, declinata in cadenze sommesse tra l'aspra bellezza dei paesaggi naturali e atmosfere di austera sospensione che rimandano a suggestioni ancestrali mitiche, in cui la natura si fonde alla dimensione spirituale con echi di magico esoterismo. E' un film di attori e di immagini, sorretto da un cast straordinario che lavora di cesello e di sottrazione, a parte una "oscena" Cate Blanchett che è l'unico elemento stridente nella compassata inerzia contemplativa dell'opera. Bravissimi Kevin Spacey, Julianne Moore e Judi Dench, accompagnati da una efficace galleria di "seconde linee" che annovera interpreti affidabili come Pete Postlethwaite, Scott Glenn e Rhys Ifans. E' una pellicola di attese e di silenzi, in cui la Natura funge da specchio dell'anima, oltre che da protagonista aggiunto. Un po' spento e fiacco nel suo andamento ascetico, a tratti rigidamente accademico, è come un affresco tanto evocativo quanto inerte, privo del giusto lampo creativo capace di renderlo palpitante e coinvolgente.
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