giovedì 11 novembre 2021

La fortuna di Cookie (Cookie's Fortune, 1999) di Robert Altman

A Holly Springs, piccola cittadina tranquilla del Mississippi, l'anziana vedova Jewel Mae Orcutt, detta "Cookie", decide di togliersi la vita nel giorno di Pasqua per "raggiungere" l'adorato marito di cui non riesce più a sopportare l'assenza. Per salvare la reputazione familiare la grintosa nipote Camilla spinge sua sorella Cora, anima candida, ad aiutarla ad inscenare un omicidio a scopo di rapina. Il trucco funziona bene ma il povero Willis, pescatore di colore da sempre devoto alla stravagante "Cookie", finisce nei guai diventando il principale indiziato. La giovane Emma, ragazza ribelle pronipote della vittima, interviene a modo suo. Solida commedia corale di Robert Altman, ben scritta da Anne Rapp e forte del consueto ricco cast in stato di grazia, diretto con piglio sicuro dal grande regista. E' un film lieve illuminato da pacata saggezza e malinconico disincanto, più tenero che cinico, a tratti irresistibilmente ironico, che tratteggia un affresco lucido della provincia americana del profondo Sud, sospeso tra indolenza, perbenismo e ossessioni bigotte. Il tocco di Altman è meno perfido del solito, più orientato all'umorismo bonario che al sarcasmo pungente, ma la sua mano da demiurgo sapiente è sempre visibile tra le righe di una gradevolissima polifonia antropologica a sfondo sociale. L'unico vero affondo alla sua maniera che l'autore si concede è nella recita di "Salomè" in cui è evidente la graffiante sovrapposizione tra la recita sul palcoscenico e quella che i protagonisti fanno ogni giorno nel rispettivo quotidiano, succubi del conformismo. Nel cast spiccano le interpreti femminili, tutte bravissime: Patricia Neal, Glenn Close, Julianne Moore e Liv Tyler. Per alcuni questa pellicola è un Altman "minore", per altri è una sorta di "vacanza" in relax, in realtà trattasi del tipico scorcio di umanità alla deriva messo in scena con tono distaccato e sereno, senza cattiveria ma non per questo con minore precisione. E' un Altman che ormai ha raggiunto l'equilibrio di chi non ha più bisogno di alzare la voce per ottenere l'attenzione generale. Ipse dixit. E tanto basta.

Voto:
voto: 3,5/5

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