martedì 30 novembre 2021

Il collezionista di carte (The Card Counter, 2021) di Paul Schrader

William Tell ha passato 10 anni in prigione dove ha scoperto aspetti della sua personalità che non conosceva: ha imparato a riflettere, a leggere, ad attendere ed è diventato un mago nel contare le carte, ricordando a memoria tutte quelle che sono uscite durante una partita e calcolando rapidamente le probabilità di vittoria o di sconfitta alla prossima mano. Una volta uscito William sfrutta il suo talento ed inizia una carriera di giocatore d'azzardo professionista: trascorre le sue giornate in giro tra un Casinò e l'altro, vincendo ai tavoli di blackjack o di poker, ma mantenendo sempre un profilo basso (la sua regola è vincere poco e perdere poco per non dare nell'occhio). L'incontro casuale con Cirk, un ragazzo spiantato e indebitato che medita un efferato piano per vendicarsi di un ex pezzo grosso dell'esercito che ha commessi crimini orrendi, apre una breccia nella vita metodica e ripetitiva di Will, facendo riemergere fantasmi del suo doloroso passato di cui non parla mai con nessuno. Questo cupo thriller esistenziale, prodotto da Martin Scorsese, scritto e diretto da Paul Schrader e ben interpretato da Oscar Isaac, Tiffany Haddish, Tye Sheridan e Willem Dafoe, è un nuovo solido tassello coerente all'itinerario artistico del bravo regista del Michigan, modellato sull'eterno conflitto (alla base della sua poetica) tra il senso di colpa per i peccati commessi e il faticoso cammino verso la redenzione. E' un film teso, secco e senza fronzoli, dallo stile sommesso ed a tratti angosciante, in accordo all'animo del protagonista apparentemente glaciale ma carico di tormenti interiori tenuti a freno grazie ad una ferrea disciplina psicologica acquisita negli anni di reclusione. E' un'opera tetra e metaforica, diretta con mano sapiente da un autore esperto e maturo, che si concede un solo momento magico apertamente sentimentale: la visita alla "città delle luci", girata nell'Orto botanico del Missouri a Saint Louis, che in periodo natalizio diventa un giardino di luminarie. Senza svelare dettagli sugli sviluppi della trama possiamo dire che l'intero film è un simbolico viaggio spirituale alla ricerca della catarsi che punta il dito criticamente verso i malcostumi sociali di un intero paese, con specifico riferimento ai poteri forti, a quel sistema corrotto che agisce nell'ombra, manipola le coscienze e determina i destini. In tal senso vanno lette le numerose allegorie della pellicola, a cominciare da quella del gioco, stabilendo una connessione tra i debiti contratti al tavolo verde e i peccati commessi nella vita, in entrambi i casi "macchie" da purificare non senza difficoltà. Si allude ovviamente anche allo stile di vita di una nazione che vive al di sopra della sue possibilità, indebitandosi fino al collo per alimentare il perverso sistema capitalistico e danneggiando la propria vita a vantaggio di pochi speculatori. Il tutto condito da una ideologia di massa fanatica e distorta, rappresentata dal gambler che continua ad inneggiare agli USA ad ogni manche vinta al tavolo da poker. Il pensiero politico di Schrader viene espresso chiaramente attraverso la parabola delle mele marce, che sono tali perchè è marcio l'intero cesto che le contiene e che poi è pronto a defilarsi al momento di pagarne lo scotto, addossando le colpe ai singoli elementi che vengono sbattuti in prima pagina come i mostri da massacrare mediaticamente. Non a caso il nome del protagonista, ottimamente interpretato da un dolente Oscar Isaac, è quello del leggendario eroe popolare svizzero che con le "mele" aveva molto a che fare. Perchè in questo film nulla è lasciato al caso ma ogni singolo elemento s'incastra perfettamente nel disegno polemico e morale del suo autore. A volerci trovare un difetto bisogna anche ammettere che il suo abituale schema narrativo dell'anti-eroe solitario che agisce da solo contro il sistema soffrendo per le sue colpe appare un po' stinto, anche perchè già ampiamente sviscerato al meglio in opere passate (a cominciare da quel capolavoro assoluto che è Taxi Driver (1976) diretto da Scorsese e scritto da Schrader). Rimasta per molti mesi in stand-by a causa della pandemia di covid-19, la pellicola è stata faticosamente completata nel 2020 grazie all'azione pressante del regista, e presentata in anteprima al Festival di Venezia 2021. Da menzionare la buona prova recitativa dell'attrice comica Tiffany Haddish in un ruolo drammatico per lei inconsueto.

Voto:
voto: 3,5/5

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