giovedì 11 novembre 2021

Il dottor T & le donne (Dr. T & the Women, 2000) di Robert Altman

Il dottor Sully Travis è un ginecologo affermato, ricco, affascinante e adorato dalle donne, da cui è costantemente circondato. Anche lui le ama ed è convinto, anche per il mestiere che svolge, di comprenderle in tutte le sfumature, ma dovrà presto ricredersi e prendere atto che conoscere davvero la psicologia femminile è impresa molto dura. Tra una variopinta schiera di pazienti, una segretaria "affettuosa", una moglie che si ammala di una strana forma di regressione allo stato infantile, la prima figlia con tendenze lesbiche represse, la seconda anticonformista che vede complotti dietro ogni angolo ed una bella istruttrice di golf di cui s'innamora e che pensa "come un uomo", il dottor T vive la sua condizione di "beato" tra le donne con trasporto, apprensione e di certo senza mai annoiarsi. Gradevole commedia corale di Robert Altman che propone l'interessante e inconsueto punto di vista di un unico maschio (non macho) in mezzo ad un "esercito" di femmine che gli rendono la vita dolcemente complicata. Introdotto da uno straordinario e lunghissimo piano sequenza iniziale (uno dei marchi di fabbrica dell'autore), che ci fa toccare con mano la quotidianità iper-eccitata dello studio ginecologico del dottor T, è un film divertente e dinamico sull'alta borghesia texana, vivisezionata dallo sguardo sarcastico del regista all'insegna di un'ironia sorniona che talvolta sfocia nel grottesco, che predilige una prospettiva femminile e che accarezza i personaggi in modo bonario, senza giudicarli, ma mettendosi costantemente al loro fianco. Il quadro d'insieme è talvolta caotico, ora frivolo ora graffiante, ma sempre governato dall'estro elegante di Altman, che, quando si abbandona ai suoi affondi perfidi, diventa irresistibile. Il futuro è donna? Il geniale autore di Kansas City sembra prediligere questa tesi tra le pieghe di questa comedy antropologica di gran classe, smentendo clamorosamente tutti coloro che lo sospettavano di presunta misoginia e confermando la sua predilezione per gli affreschi beffardi di un'umanità in balia delle folli correnti della vita. La sequenza del parto mostrato con dovizia di particolari è di forte efficacia e ci mostra il lato doloroso (e "miracoloso") della femminilità, un universo complesso e sfuggente, a cui l'autore guarda con ammirazione, stupore, tenerezza, timore, preferendo abbracciarlo nell'impossibilità di comprenderlo appieno. Il finale rocambolesco e "biblico", puramente altmaniano, più che risolvere suggerisce una possibile direzione, all'insegna di un fertile relativismo e dell'apertura alla mancanza di certezze della vita. Cast sopraffino, diretto con la consueta sapienza illuminata e con tante interpretazioni da elogiare: Helen Hunt, Farrah Fawcett, Laura Dern, Shelley Long, Tara Reid, Kate Hudson, Liv Tyler e Richard Gere, che, sotto la guida di Altman, ci offre una performance ben più sfaccettata rispetto ai suoi standard abituali.

Voto:
voto: 3,5/5

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