In una piccola cittadina del Texas tre amiche si ritrovano in un emporio per commemorare i vent'anni dalla morte di James Dean, di cui tutte sono fans devote di lungo corso fino all'idolatria fanatica. In ricordo del film Il gigante (Giant, 1956) di George Stevens, che venne girato proprio in quei luoghi, lo store contiene al suo interno un piccolo museo dedicato al mitico divo scomparso. Per le tre donne è l'occasione di rievocare i vecchi ricordi di gioventù, sempre sotto il segno della passione per Dean, con una di loro che continua ad affermare che suo figlio James è stato concepito in quegli anni durante una fugace notte d'amore con il celebre attore. L'entrata in scena della misteriosa Joann, che sembra conoscerle tutte perfettamente, scompagina la situazione e farà emergere segreti inconfessati. Splendida commedia drammatica di Robert Altman, adattamento di una pièce teatrale di grande successo di Ed Graczyk, di cui il regista ha riconfermato al completo il cast tutto al femminile: Sandy Dennis, Cher, Karen Black, Sudie Bond e Kathy Bates. Altman si accostò al soggetto con iniziale diffidenza ma poi si convinse grazie alla bravura delle attrici ed alla loro pressante insistenza. In particolare Cher lo voleva assolutamente al timone della pellicola, sia per stima professionale sia perchè l'autore aveva già diretto un interessante documentario su James Dean nel 1957: La storia di James Dean (The James Dean Story). Rispettando pienamente l'unità di tempo e di luogo dell'opera teatrale (a parte una breve serie di flashback ambientati nel 1955 e perfettamente azzeccati), Altman realizza un'opera tesa e vibrante che, sotto l'ombra onnipresente del divo scomparso, diventa un lucido trattato di psicologia femminile realistico e pungente, ma anche un vivido affresco della provincia americana con tutto il suo sottobosco di contraddizioni, pulsioni trattenute, perbenismo di facciata, scheletri nell'armadio, insoddisfazioni latenti e ipocrita esibizione di felicità. Il fantastico personaggio di Joanna, mirabilmente interpretato da Karen Black, è l'elemento di deflagrazione del conformismo nel microcosmo antropologico: attraverso di lei la commedia si trasforma in dramma e i fantasmi del passato riemergono implacabili. Così l'emporio "tempio" del culto pagano di James Dean diventa un simulacro di vane illusioni e la definitiva "tomba" delle utopie giovanili. Riguardando oggi questo film di ammirevole tenuta narrativa e di sapiente impaginazione formale, appare ancora più evidente che nessun altro regista sarebbe stato più adatto di Altman a realizzarlo, anche per la sapiente abilità di direzione delle attrici e per la capacità di sperimentazione sul linguaggio, riuscendo perfettamente nel transfert (non sempre agevole) dal teatro al cinema.
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