lunedì 29 novembre 2021

Titane (2021) di Julia Ducournau

Alexia è una ragazza sociopatica che ha una placca di titanio nella calotta cranica a causa di un incidente stradale accadutole da piccola. Da quel momento ha sviluppato un morboso senso di attrazione erotica nei confronti delle automobili e, non a caso, si esibisce come sexy dancer negli autosaloni, offrendo spettacoli voluttuosi a intimo contatto con il metallo delle macchine in esposizione. Ma Alexia è anche una spietata serial killer che uccide brutalmente tutti coloro che le si avvicinano troppo "in quel senso". In fuga dalla polizia e dopo aver scoperto di essere incinta, la nostra cambia completamente il suo aspetto: si finge un maschio per sfuggire alla cattura ed assume l'identità di Adrien, un ragazzo da molti anni scomparso nel nulla, figlio di Vincent, roccioso comandante di una squadra di pompieri. L'incontro tra Alexia e Vincent, due anime perse e "uniche", tormentate dal medesimo senso di profonda solitudine e inconsciamente bisognose di amare e sentirsi amate "a modo loro", cambierà per sempre le vite di entrambi. Horror visionario scritto e diretto dalla francese Julia Ducournau, all'insegna di un'estetica allucinata, una potente fascinazione oscura di matrice allegorica, un erotismo "malato" dai richiami psicoanalitici ed uno stile denso di audacia creativa, che sa mescolare abilmente il fantastico, l'orrido, il romantico e lo splatter in una dimensione estrema da delirio fiabesco. Non è un film per tutti per i suoi contenuti indubbiamente forti, è un'opera underground inevitabilmente destinata a dividere, che potrà affascinare o inorridire molto in egual misura, suscitando reazioni nette in un verso o nell'altro, ma che di sicuro non lascia indifferenti. E' diventato "famoso", e non senza polemiche, dopo essere stato premiato (con molto coraggio) con la Palma d'Oro al Festival di Cannes dalla giuria presieduta da Spike Lee, provocando feedback contrastanti e le ire di molti critici o addetti ai lavori, tra cui il nostro Nanni Moretti (che era in concorso, non senza aspettative, con il suo Tre Piani) che ha ironizzato a modo suo sulla pellicola, banalizzandola con superficialità di parte. Questo Titane di Julia Ducournau è molte cose, ma di sicuro non è un'opera sciocca, nè tanto meno futile. E' una vigorosa riflessione in chiave fantastica-orripilante sul concetto relativo di "genere" (inteso in termine identitario più che sessuale), oltre che una straordinaria "storia di amore", quasi unica nel suo genere, tra un essere androgino mutante ed un macho malinconico dal cuore tenero, l'uno alla ricerca di un padre e l'altro di un figlio, e dal cui strano incontro potrebbe generarsi una "nuova specie", un ibrido che simboleggia la crisi di un modello maschilistico ormai antiquato e la nascita di un genere ambiguamente indefinibile, che li contiene tutti ma che è fiero di essere unicamente sè stesso. E' quasi ovvio che la regista non si riferisce solamente ai moderni dibattiti sulla pari dignità dei generi (sessuali) e sulla fluidità del concetto stesso di identità, ma sta parlando anche del cinema stesso e della sua necessità di mutare verso "generi" nuovi, probabilmente indefinibili con i vecchi criteri di classificazione. Tra le molteplici suggestioni evocate da questo film di culto possiamo citare la carnalità efferata di Gaspar Noé, il body-horror di David Cronenberg o l'invenzione visionaria di Leos Carax (senza dimenticare la presenza nel cast del regista Bertrand Bonello, autore dello splendido Nocturama del 2016), ma tutto viene filtrato secondo una prospettiva intimamente personale e sottilmente metaforica, e non senza un perfido gusto della provocazione. I due attori protagonisti, Vincent Lindon e la sconosciuta Agathe Rousselle, sono assolutamente straordinari e contribuiscono a rendere la visione dell'opera molto difficile da dimenticare. In Italia è stato distribuito in pochissime sale con un divieto ai minori di 18 anni.
 
Voto:
voto: 4/5

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