domenica 14 novembre 2021

Joy (2015) di David O. Russell

Joy Mangano è una ragazza sveglia e ambiziosa, piena di iniziative, voglia di emanciparsi e di lasciare il segno nella società. Ma è costretta a fare i conti con una realtà frustrante e castrante, che ne tarpa le ali e ne mortifica lo spirito volitivo, a causa di una famiglia di strampalati sfaccendati, tra cui una madre imbelle che trascorre le giornate sul divano a guardare le telenovelas, una sorellastra perfida che la denigra costantemente ed un ex marito parassita che le ha lasciato due figli da crescere. Joy si spezza la schiena con lavori manuali sfiancanti e mal remunerati, fino a quando, un giorno, arriva la svolta per la sua vita: l'invenzione del "Miracle Mop", un mocio lava pavimenti che l'intraprendente ragazza riuscirà a vendere con grande successo, scontrandosi (di nuovo) con la diffidenza, l'invidia e la malafede degli ambienti commerciali e televisivi che la guardano con "sospetto". Dopo aver depositato il brevetto della sua idea, Joy, sgomitando e seguendo il suo istinto, riuscirà a diventare una imprenditrice affermata, ponendo così le basi per quello che poi si trasformerà in un autentico impero commerciale di prodotti casalinghi. Stralunata commedia biografica scritta e diretta da David O. Russell, in bilico tra la favola moderna, la soap opera, il dramma familiare e la critica ironica al capitalismo americano. La vicenda è liberamente ispirata alla vera storia di Joy Mangano, imprenditrice italo-americana che ha costruito le sue fortune sull'invenzione di un mocio autostrizzante, concedendosi parecchie licenze romanzate e forzature melodrammatiche. Il risultato è un film deludente e poco interessante, perchè già l'idea di partenza è poco interessante e in più i tentativi del regista di fondere insieme l'aspetto fiabesco, che tratteggia la protagonista come una novella Cenerentola, e la denuncia sarcastica della vacuità del Sogno Americano, risultano scialbi, pavidi e privi del necessario mordente caustico. Alla fine della fiera, ciò che traspare dalla pellicola in maniera più evidente, è l'ennesima conferma dell'ideale americano che lega indissolubilmente il valore di una persona alla sua ricchezza, identificando il successo personale con quello economico. Questa concezione radicata nella società statunitense, e "benedetta" dall'atavica mitologia del "self made man" (in questo caso woman, ma il senso è lo stesso), appare ormai deteriore, grossolana e addirittura tossica nel suo intrinseco materialismo, e questo film sghembo sembra più cavalcarla che criticarla, mostrando impietosamente tutte le sue contraddizioni. Da salvare la bizzarra prima parte, ironica, divertente e graffiante a causa delle surreali situazioni familiari che coinvolgono Joy ed il suo grottesco parentame, e le buone interpretazioni del cast in cui brilla una spigliata ed energica Jennifer Lawrence, giovane diva sempre più lanciata nello Star System hollywoodiano, nonché attrice "feticcio" del regista. La affiancano, con alterni risultati interpretativi, i soliti "fedelissimi" di David O. Russell: Bradley Cooper, Robert De Niro e poi ancora Diane Ladd, Virginia Madsen, Edgar Ramírez e Isabella Rossellini. Una nomination agli Oscar ed un Golden Globe come miglior attrice alla scattante Lawrence.
 
Voto:
voto: 2,5/5

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