domenica 14 novembre 2021

Il segno di Venere (1955) di Dino Risi

Agnese e Cesira sono due cugine che vivono insieme a Roma in casa del padre della prima. Agnese è giovane, napoletana e bellissima, con uno stuolo di uomini che la corteggiano in tutti i modi ma verso i quali lei sembra poco interessata. Cesira è milanese, sfiorita e bruttina, alla disperata ricerca di un fidanzato, ma tutti i possibili candidati finiscono per scappare, o vengono inesorabilmente attratti dalla prorompente Agnese. Intelligente commedia rosa e dolce-amara di Dino Risi, raccontata con tocco vellutato e raffinata delicatezza, densa di momenti divertenti, personaggi spiritosi, dialoghi esilaranti, ma anche di pause riflessive attraversate da un'ombra malinconica in cui emerge la vera anima dell'opera come satira di costume che racconta i primi segni di solitudine di una società italiana ormai totalmente fuori dal dopoguerra, prossima all'avvento del boom economico ma non più così ingenua e sognatrice, ma già contaminata dai primi germi di malessere esistenziale. Il personaggio di Cesira (Franca Valeri), inizialmente pensato come protagonista principale, è un po' l'emblema di tutto questo ed il finale della pellicola (per nulla consolante) sancisce chiaramente le reali intenzioni del regista di fotografare un disagio che già era visibile tra le pieghe di una collettività protesa verso la corsa al benessere. La Valeri, attrice molto brava che poi si specializzerà in personaggi sulla falsariga di Cesira, viene messa in ombra dallo straordinario cast che annovera, nelle teoriche "seconde linee", interpreti formidabili come Sophia Loren, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Peppino De Filippo, Raf Vallone e Tina Pica. Nonostante il buon successo al botteghino il film non fu del tutto compreso dal pubblico (che non era ancora pronto a recepire messaggi di questo tipo) e viene generalmente (ma ingiustamente) classificato come opera "minore" nella straordinaria filmografia di Risi. Inizialmente il progetto doveva essere diretto da Luigi Comencini, che però decise di abbandonarlo dopo la decisione della produzione di schierare una squadra di grandi nomi come "spalla" della Valeri, impedendo in questo modo di poter sviluppare il tipo di racconto che lui aveva immaginato. L'influenza di De Sica e del suo fedelissimo Cesare Zavattini (che figura tra i diversi sceneggiatori) sono evidenti nel campionario di umanità smarrita, tenera e cialtrona che fa da contorno alle vicende delle due cugine.

Voto:
voto: 3,5/5

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