giovedì 13 luglio 2023

5 bambole per la luna d'agosto (1970) di Mario Bava

Un gruppo di persone facoltose si ritrova isolato, a causa di una forte mareggiata, nella villa posta su un'isola disabitata di un ricco industriale che li ha invitati per il weekend. Tra di loro c'è anche il professor Frick Kruger, un inventore diventato famoso per avere scoperto una nuova rivoluzionaria resina sintetica che potrebbe avere fruttuosi utilizzi se brevettata a livello commerciale. Mentre gli ospiti si sollazzano per evitare la noia, una mano misteriosa incomincia ad ucciderli uno per uno. Questo giallo whodunit di Mario Bava è la libera rivisitazione "pop art" del grande classico letterario di Agatha Christie, "Dieci piccoli indiani". Adorato dagli americani (Martin Scorsese e Quentin Tarantino sono tra i suoi fans più accaniti) e generalmente detestato in Italia (persino il regista stesso ha sempre dichiarato di odiarlo), può essere considerato come una delle opere più emblematiche dell'autore (tutto genio e sregolatezza) e una di quella che più di tutte potrebbe essere data in pasto ai suoi accaniti detrattori, che lo hanno sempre accusato di essere "tutto stile e niente sostanza". Sotti questi aspetti possiamo bene dire che 5 bambole per la luna d'agosto è puro Mario Bava (nel bene e nel male) ed è quindi assolutamente imperdibile per i fans del Maestro ligure. Dal punto di vista della sceneggiatura l'opera è claudicante, la trama è esile, le svolte prevedibili, i dialoghi cadono talvolta nel trash involontario e il finale è totalmente assurdo. Se invece vogliamo parlare dell'estetica, allora siamo di fronte ad un gioiello assoluto: una sorta di fumetto onirico dalle atmosfere macabre e sensuali che ci immerge, morbosamente, in un incubo grafico alla Andy Warhol per l'utilizzo espressivo, evocativo ed emotivo dei colori, delle luci, delle inquadrature, dei movimenti sinuosi della macchina da presa e persino per l'utilizzo inventivo degli spazi. Il film contiene almeno due sequenze memorabili di pura genialità inventiva: quella delle biglie che cadono dalla scala (che è, giustamente, una delle più celebrate dell'itinerario visivo di Mario Bava) e quella del riflesso nell'acqua della ragazzina che si prova i vestiti davanti allo specchio, che è una magistrale lezione di erotismo glamour. La pellicola è anche un esempio dell'estro dell'autore nella realizzazione di effetti speciali artigianali, basti pensare alle riprese notturne in campo lungo della villa arroccata su uno sperone di roccia a picco sul mare che, in realtà, non esisteva: era un dipinto su vetro sovrapposto perfettamente, durante le riprese, allo sfondo naturale (la scogliera della  spiaggia di Tor Caldara nei pressi di Anzio). Il cast, oltre al protagonista William Berger, annovera una lunga serie di bellezze sexy dell'epoca come Edwige Fenech, Ira von Fürstenberg o Ely Galleani. Mezza stellina in più per deferenza nei confronti del Maestro.

Voto:
voto: 3,5/5

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