mercoledì 26 luglio 2023

La donna del fiume (1954) di Mario Soldati

Nives lavora come operaia in uno stabilimento che si occupa della marinatura delle anguille nelle valli di Comacchio. Donna bella e forte, vive da sola in una casa sul fiume dopo essere rimasta orfana dei genitori. Una sera, durante una festa, Nives viene molestata da alcuni paesani facinorosi ma il contrabbandiere Gino accorre in suo aiuto e la porta via da una situazione che stava degenerando. Tra i due nasce una relazione, ma l'uomo non ha intenzione di impegnarsi seriamente e il loro legame viene tenuto nascosto. Quando Nives scopre di essere incinta, Gino le fa capire chiaramente di non volere il bambino. Nonostante la difficoltà della sua condizione e le maldicenze dei compaesani, la ragazza denuncia Gino alla polizia, costringendolo alla fuga, e poi si trasferisce in un altro paese, determinata a portare avanti la gravidanza anche da sola. Questo intenso melodramma di ambientazione provinciale, tratto da un soggetto di Ennio Flaiano e Alberto Moravia e diretto con taglio romantico popolare dall'esperto Mario Soldati, fu la risposta del produttore Carlo Ponti al grande successo di Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis, prodotto dal suo ex socio Dino De Laurentiis. L'idea di base, per replicarne la formula vincente, è quella di una "mondina" sexy e tenace che lotta con grinta per sopravvivere in un mondo di maschi che la vedono solo come oggetto sessuale o creatura fragile da salvare, lanciando così la "sua" attrice (e compagna) Sophia Loren al posto della Mangano del capolavoro di De Santis. Ma, nonostante il buon lavoro di scrittura (alla sceneggiatura contribuì anche un giovane Pier Paolo Pasolini), la regia competente, gli echi di neorealismo, le affascinanti ambientazioni lacustri della "Bassa padana" e la notevole interpretazione della Loren (alla sua prima volta in un ruolo drammatico da protagonista), bisogna riconoscere che i risultati sono ben lontani da quelli di Riso amaro, soprattutto per gli eccessi di enfasi strappalacrime della parte finale (chiaramente rivolti a colpire emotivamente il pubblico in maniera facile), ma anche per la sua evidente impostazione studiata a tavolino (per fini commerciali e per lanciare la Sophia nazionale), senza dimenticare un livello generalmente mediocre nella recitazione del cast che quasi sparisce al cospetto dell'esuberante attrice principale. La critica fu generalmente molto negativa all'uscita del film, ma il pubblico, invece, gradì moltissimo, facendo registrare incassi rilevanti. Rivedendolo oggi si deve ammettere che alcune sequenze (il ballo di Nives sulla spiaggia, la ricerca estenuante nei canneti dell'epilogo) restano di grande impatto e già solo per queste, oltre che per la grande prova della Loren, il film merita la visione. Sophia Loren si gettò a capofitto nel ruolo, affrontandolo alla sua maniera, con energia spudorata: si impose per non essere doppiata e imparò rapidamente a parlare con un credibile accento ferrarese, anche con l'aiuto dello scrittore Giorgio Bassani, che figura tra i diversi co-sceneggiatori. E, seppur molto lontana dalla "sua" Napoli e dai personaggi di piccante popolana partenopea che l'hanno resa celebre, l'attrice riesce a brillare con tutta la sua carica espressiva.

Voto:
voto: 3/5

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