lunedì 17 luglio 2023

L'uomo di Laramie (The Man from Laramie, 1955) di Anthony Mann

Un ex ufficiale di cavalleria, Will Lockhart, vuole vendicare la morte del fratello, ucciso in un'imboscata da alcuni predoni Apache. Ma invece di perseguire gli indiani se la prende con i rinnegati bianchi che gli hanno venduto le armi da fuoco, esaltandone così lo spirito aggressivo. La sua caccia lo conduce in un piccolo villaggio chiamato Coronado, che si rivela un autentico covo di vipere dedito alla violenza e alla corruzione. Lockhart identifica i maggiori responsabili del traffico d'armi nel figlio di un potente proprietario terriero e nel suo complice, lo spietato Vic, che è la vera mente della banda. Ma prima di agire, saggiamente, aspetta che le "iene" che compongono il "branco" inizino a sbranarsi tra loro. Ispirato al romanzo omonimo di Thomas T. Flynn, L'uomo di Laramie è il quinto ed ultimo western diretto da Anthony Mann con protagonista James Stewart. Strutturato in cadenze epiche come una grande tragedia dal sapore classico (non a caso molti hanno tirato in ballo Shakespeare), è un teso apologo torbido sul tema del potere e della sua spartizione, con riferimento esplicito ai figli (legittimi o putativi) del ricco ranchero che si contendono il patrimonio del padre, ciascuno indossando la "maschera" che meglio gli si addice (il vile iracondo e il violento deluso). In questo scenario, già di per sé esplosivo, si innesta l'elemento esterno della vendetta: stereotipo tipico di quasi tutti i western che qui è incarnato egregiamente dal personaggio di Will Lockhart (James Stewart), tratteggiato con finezza psicologica e ricchezza di sfumature. Lockhart è una figura più moderna e problematica rispetto ai suoi predecessori, perchè il suo forte desiderio di ottenere la riparazione della morte del fratello (secondo l'antica legge dell'occhio per occhio) cozza apertamente con un solido senso dell'onore di retaggio militare. Come sempre, nei western dell'autore, è proprio dai contrasti che nascono gli spunti drammatici, le svolte narrative, le sequenze violente e quelle tensioni emotive che rendono il suo cinema non più popolato da eroi indistruttibili ma da uomini reali, pieni di fragilità, dubbi e contraddizioni. E' anche uno dei film più controversi del regista per la brutalità di alcune sequenze (il feroce pestaggio subito da Lockhart) che destarono, ai tempi, un certo clamore tra il pubblico e la critica. Ma la raffigurazione della violenza nelle opere di Mann (anche in questo caso più "moderna" e precorritrice di nuovi canoni che non tarderanno a venire) non è mai compiaciuta o fine a sé stessa, ma sempre rigorosa espressione di un ambiente, di un contesto, di uno stato d'animo o di uno scenario antropologico. Uno scenario in cui, ancora una volta, il paesaggio naturale gioca un ruolo fondamentale: un'autentica cornice "vivente" che si accorda o si distacca dalle azioni dei personaggi, rendendosi materia pulsante, forza viscerale e tensione tragica.

Voto:
voto: 4,5/5

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