Stephen, maturo professore di filosofia all'Università di Oxford, è ossessionato dal tempo che passa e dalla paura di invecchiare. "Felicemente" sposato, con due figli ed un terzo in arrivo, è un uomo di ceto sociale elevato, colto e apparentemente inappuntabile, ma profondamente inquieto e sempre alla ricerca di "scappatelle" extra coniugali per cercare di addolcire il suo turbamento interiore. L'ingresso nella sua vita di Anna, una bella studentessa che frequenta il suo corso, lo accende di passione per il desiderio di conquistarla. Ma Anna è ufficialmente fidanzata con William, rampollo di nobile famiglia, e anche lui studente che frequenta le lezioni di Stephen, con il quale ha stretto nel tempo un rapporto di confidenza. Per ottenere il suo scopo, il professore invita entrambi i giovani nella sua residenza, per trascorrere la domenica insieme approfittando dell'assenza della sua famiglia. Durante il soggiorno scopre che Anna ha anche un amante, un suo collega docente verso il quale ha sempre provato invidia, e questo non fa che accrescere la sua frustrazione. Nel momento in cui la situazione gli appare proibitiva e la tresca sembra ormai impossibile, un tragico incidente imprevisto cambierà ogni cosa. Perfido dramma sociale (ma anche esistenziale e sentimentale), scritto con sapiente rigore da Harold Pinter e diretto con piglio acido da Joseph Losey, ispirato al romanzo omonimo di Nicholas Mosley da cui la coppia Pinter-Losey (qui alla seconda delle loro tre eccellenti collaborazioni artistiche) ha tratto un amaro apologo critico contro l'ipocrisia imbellettata dell'alta borghesia britannica, che nasconde vizi e bassezze sotto il tappeto impeccabile di una falsa rispettabilità decorosa, pateticamente sbandierata come un grottesco vessillo. Il film è perfettamente coerente, ma forse ancora più oscuro, allo stile, alle tematiche e alla critica corrosiva presenti anche nelle altre opere realizzate dal sodalizio Pinter-Losey: Il servo (The Servant, 1963) e Messaggero d'amore (The Go-Between, 1971). Qui vengono però introdotti, in maniera più pregnante, altri tre elementi cruciali: il tempo, la morte e il destino. Il tempo è quello che scorre, inesorabile, rendendo insopportabile la vita per il protagonista Stephen, ricco immaturo che si rifiuta di crescere e di accettare serenamente la realtà. La scansione del tempo segna anche in modo emblematico la struttura del racconto, con un andamento volutamente circolare. La morte è presente in tutta la pellicola, la sua ombra invisibile, ma incombente, aleggia in quasi tutti i dialoghi in cui è coinvolto Stephen, che la teme e cerca di esorcizzarne la paura attraverso le trasgressioni sessuali. Ma la morte è anche, secondo il regista, quella di una classe sociale pigra, sterile, imbelle, falsamente moralista, sempre uguale a sé stessa in una continua e meccanica ripetizione. Il destino è rappresentato dall'incidente del titolo, ovvero un evento imprevedibile che, almeno momentaneamente, scompagina le cose, spezza il cerchio inerte degli eventi, fa emergere scheletri nascosti negli armadi e mette a nudo ulteriori meschinità. Ma poi, una volta passato il polverone, tutto torna come prima, tristemente e sommessamente, come se nulla fosse mai avvenuto. Il film si avvale di un cast di prim'ordine tra cui spiccano Dirk Bogarde, Stanley Baker, Jacqueline Sassard, Michael York e Delphine Seyrig e del solito comparto tecnico sontuoso tipico delle opere firmate dal duo Pinter-Losey. Presentata in concorso al Festival di Cannes, la pellicola è stata premiata con il Gran Premio della Giuria (quell'anno la Palma d'Oro fu assegnata, meritatamente, a Blow-Up di Michelangelo Antonioni).
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento