martedì 4 luglio 2023

Rocky Balboa (2006) di Sylvester Stallone

Rocky Balboa ha sessant'anni, ha perso l'amata moglie Adriana a causa di un brutto male che se l'è portata via, ha lasciato da lungo tempo la boxe e adesso vive, tra ricordi, malinconia e vecchi racconti del suo passato glorioso, gestendo un ristorante di cucina italiana a Philadelphia. Ha un rapporto complicato con il figlio Robert, ormai adulto, si reca tutti i giorni al cimitero per raccontare i suoi pensieri alla tomba di Adriana ed ha il suo unico vero amico nel burbero cognato Paulie. Un giorno dei nerd informatici danno vita ad una simulazione virtuale di un ipotetico incontro tra Rocky e l'attuale campione del mondo dei massimi, l'afroamericano Mason Dixon, ottimo pugile ma poco amato dalla gente per i suoi modi arroganti. L'enfasi data dai media al match simulato al computer fa capire quanto Rocky sia ancora amatissimo dal pubblico e spinge il bizzoso Dixon a sfidarlo sul serio, in un revival che infiamma immediatamente gli appassionati di pugilato. A ben 16 anni di distanza dall'ultimo capitolo della saga di Rocky, Stallone riesce ad ottenere il via libera dalle major per scrivere, dirigere ed interpretare questo sesto (e ultimo) film, partendo da uno script su cui aveva iniziato a lavorare già nel 1991 (per rifarsi dal clamoroso flop di Rocky V) ma per il quale non aveva mai ottenuto i finanziamenti necessari dai produttori che consideravano ormai morta la parabola cinematografica del pugile italoamericano. Nonostante il tutto arrivi, evidentemente, fuori tempo massimo e malgrado il forte scetticismo (in molti casi esagerato fino all'avversione pregiudiziale nei confronti di Stallone) che accompagnò la pellicola fin dall'annuncio della sua messa in opera, bisogna dire che il film è superiore ai capitoli 3, 4 e 5 ed è addirittura pregevole per tutta la sua prima parte. Sly fa di necessità virtù, girando in poche settimane e con un budget esiguo, e adotta un registro narrativo completamente diverso rispetto al passato. Ispirandosi anche alle sue esperienze personali di attore di grande successo finito nel dimenticatoio, realizza un'opera asciutta, sincera, malinconica, mostrandoci senza filtri il lato tenero, fragile e umano del suo eroe, un uomo invecchiato che trascina la sua vita tra la nostalgia dei bei tempi andati e il dolore per la perdita della moglie. E' un ritratto toccante e intenso, non patetico ma secco e misurato, da cui traspare tutto l'amore e la riconoscenza che l'attore regista prova nei confronti del suo personaggio più famoso, quello a cui deve tutto. Peccato che poi, quando si passa ai fatti, ovvero al match tra il vecchio pugile mai domo e il giovane campione antipatico, si finisce inevitabilmente per esagerare nell'apologia del mito. Alla sua uscita il film ha ottenuto ottimi riscontri di critica e pubblico (probabilmente anche perchè le aspettative erano bassissime), venendo giudicato unanimemente come la giusta chiosa della saga di Rocky Balboa. Stallone tornerà comunque ad interpretare nuovamente il pugile di Philadelphia nello spin-off Creed, che ha per protagonista il figlio illegittimo di Apollo Creed con Rocky in veste di suo allenatore. Al momento questa nuova saga derivata consta di tre film, con Sly che appare soltanto nei primi due. Al di là di tutto bisogna dare atto a Sylvester Stallone che, dopo un paio di decenni di evidente declino con parecchie pellicole pessime, ha saputo rilanciare nuovamente la sua carriera (proprio grazie a questo film), contro tutti i pronostici e pur continuando a fare sempre le stesse cose. Ma con maggiore ironia, tenerezza e umanità. Non è più tempo di eroi granitici ma di uomini che, nonostante debolezze e contraddizioni, non mollano mai.

Voto:
voto: 3/5

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