domenica 23 luglio 2023

Un tranquillo posto di campagna (1968) di Elio Petri

Il pittore Leonardo Ferri, artista di grande successo, entra in una profonda crisi creativa, non riesce più a dipingere e decide di ritirarsi in un'antica villa veneta per vivere in isolamento insieme alla sua amante Flavia. Una volta immerso nelle atmosfere rarefatte della vecchia dimora piena di storia, il nostro inizia ad avvertire una misteriosa presenza, assiste a dei fenomeni sovrannaturali e si convince che il luogo sia infestato dal fantasma della contessa Wanda, una bella donna che vi abitava e che vi è morta da giovane, crivellata di colpi durante la guerra. La villa è ancora carica di ricordi di lei: Leonardo trova un suo ritratto dipinto su un muro della casa e scopre che il fattore si reca periodicamente a deporre dei fiori ai piedi del muro dove la ragazza fu colpita a morte. Per il pittore la misteriosa storia diventa un'ossessione che sfocia nel patologico, egli organizza delle sedute spiritiche per sapere il più possibile sullo spirito inquieto e viene a conoscenza della sua estrema disponibilità sessuale verso gli uomini a cui si concedeva, ottenendo in cambio una morbosa gelosia da parte dei suoi tanti amanti. Quando Leonardo diviene certo che il fantasma di Wanda voglia uccidere Flavia, il suo delirio entra in un dedalo senza ritorno. Ma ha ragione lui o è tutto frutto di suggestioni della sua mente? Il settimo lungometraggio di Elio Petri, da lui anche scritto insieme a Tonino Guerra e Luciano Vincenzoni adattando liberamente il romanzo "The Beckoning Fair One" di George Oliver Onions, è un horror gotico psicologico dalle atmosfere allucinate e dallo stile ipnotico, che gioca abilmente con lo spettatore immergendolo nella prospettiva inquieta di un artista dalla personalità tormentata, in cui la furiosa esigenza di superare una impasse creativa lo fa entrare in un autentico incubo personale, dove il suo stato di ipersensibilità emotiva lo conduce in una sorta di trance furibonda, rendendo ardua la distinzione del confine tra realtà e immaginazione. E' un film altamente sperimentale e praticamente unico nella carriera del regista, che mai più si cimenterà con il genere horror, ma che non manca di dispensare il suo graffio di critica sociale nel perfido finale, che è una caustica riflessione sul ruolo dell'artista nella società e sul rapporto tra arte e profitto. Influenzata concettualmente dalle opere letterarie di Edgar Allan Poe, interpretata con grande presenza scenica da Franco Nero e Vanessa Redgrave e impreziosita dalla colonna sonora minacciosa di Ennio Morricone, la pellicola non riscosse particolare successo né di pubblico né di critica, ma fu premiata al Festival di Berlino con l'Orso d'Argento.

Voto:
voto: 3,5/5

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