A distanza di nove anni dal primo straordinario episodio, la coppia di registi Frank Miller e Robert Rodriguez ci riportano nella sporca città del peccato, immergendoci di nuovo in quelle atmosfere torbide e violente ed in quell'estetica da fumetto noir (rigorosamente in bianco e nero ultra contrastato, ma con espressive pennellate sporadiche di colore) che ci avevano fatto innamorare nel 2005. Sceneggiato da Miller e diviso in 4 episodi (di cui due sono tratti dalla sua graphic novel e due sono stati scritti appositamente per il cinema), questo Sin City parte II è sia un sequel che un prequel del film precedente, consentendo in questo modo il ritorno di un personaggio iconico ed amatissimo come lo spietato giustiziere solitario Marv (che massacra i suoi nemici ma rispetta le donne) di Mickey Rourke. Nel primo episodio ("Una donna per cui uccidere") Dwight McCarthy, diversi anni prima rispetto agli eventi della prima pellicola, ritrova Ava Lord, una sua vecchia fiamma mai dimenticata, bellissima e fatale, un'autentica bomba erotica. Ava gli chiede perdono per averlo lasciato ed avere sposato un milionario ricco e perverso, che la perseguita con la sua gelosia facendola pedinare da Manute, una gigantesca guardia del corpo. La passione scoppia nuovamente tra i due vecchi amanti, ma Dwight viene duramente pestato dal feroce "guardiano" di Ava. Non potendo competere con un nemico del genere, l'uomo chiede l'aiuto di Marv per liberare la ragazza dai suoi persecutori. Ma a Sin City complotti e tradimenti sono sempre dietro l'angolo e non è mai possibile fidarsi di nessuno, nemmeno di una donna per cui uccidere. Il secondo episodio ("Solo un altro sabato sera") vede protagonista Marv che combatte contro i suoi demoni interiori e contro una gang di giovani teppisti, figli di famiglie benestanti, che si credono intoccabili. Nel terzo ("Quella lunga, brutta notte") un giovane giocatore d'azzardo di nome Johnny sfida a poker il malvagio Senatore Roark, l'uomo più potente e corrotto della città, mettendosi in un mare di guai. L'episodio finale ("La grossa sconfitta") vede il "ritorno" di John Hartigan, il cui fantasma vaga senza pace per i sordidi vicoli di Sin City per vegliare sulla "sua" Nancy, la spogliarellista più richiesta del Kadie's Bar. Intanto la ragazza, decisa a vendicare la morte di Hartigan, sta preparando un piano per uccidere il Senatore Roark, il maggiore responsabile dell'accaduto. Questo sequel/prequel di Sin City riporta in scena tutti gli elementi che avevano decretato il successo del predecessore: ambientazioni cupe, personaggi "maledetti", violenza a profusione, inganni e tradimenti, donne bellissime, spietate e discinte, anti-eroi tormentati, azione e colpi di scena, locali fumosi, vicoli malsani, strade pericolose, vizi e perdizioni, assoluta mancanza di regole morali. Insomma, in una parola, tutto quello che attiene all'iconografia del noir americano, adattandolo alle regole del fumetto ed all'estetica moderna, ma senza disperderne l'intimo senso di fatalismo tragico e di cinica disillusione. Eppure, nonostante tutto questo, qualcosa manca all'appello e la suggestione magica del film del 2005 non viene riproposta allo stesso livello. Infatti, a parte l'episodio iniziale, che dà il sottotitolo all'opera e che è memorabile, gli altri tre segmenti non sono alla medesima altezza e procedono in tono decrescente, con qualche colpo a vuoto e qualche accenno di stanca. In particolare l'ultimo (con Jessica Alba e Bruce Willis) è quello più debole, anche per i limiti interpretativi dell'affascinante attrice californiana, che è un gran bel vedere quando si tratta di ballare e dimenare il corpo sul bancone del Kadie's Bar, ma che sfiora il ridicolo involontario quando invece si tratta di recitare. Il ritorno in grande stile di Marv è un sollucchero per i fans della città del peccato e, ogni volta che lui è in scena, il film si risolleva e decolla verso un tripudio di inusitata violenza estetizzante. Nel resto del cast, Josh Brolin sostituisce Clive Owen come Dwight McCarthy (e anche qui si perde più di qualcosa), Rosario Dawson e la sua gang di "kickass whores" sexy e letali si riconfermano al top, ma è la francese Eva Green che si merita ampiamente la menzione d'onore: è lei la dark lady perfetta, l'anima e il corpo del film, la donna per cui uccidere.
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