martedì 18 luglio 2023

Il servo (The Servant, 1963) di Joseph Losey

L'inglese Tony Mounset è un giovane ricco imprenditore che lavora nell'edilizia. Appena tornato a Londra da un viaggio di affari in Africa, l'uomo assume come domestico Hugo Barrett, che inizialmente sembra soddisfare in pieno tutte le sue aspettative. Ma in realtà Barrett è un subdolo manipolatore, che dietro la sua apparenza innocua e gentile, nasconde uno smodato desiderio di potere. Susan, la fidanzata di Tony, intuisce fin da subito che qualcosa non quadra e dichiara apertamente al suo uomo i propri sospetti, ma non viene ascoltata. Intanto Barrett, che è riuscito a introdurre in casa, con il beneplacito del padrone, anche sua sorella Vera, ha già iniziato a tessere la sua diabolica tela per portare a compimento il piano che aveva in mente fin dall'inizio. Liberamente tratto da una novella di Robin Maugham, magistralmente scritto dal drammaturgo (e Premio Nobel) Harold Pinter e diretto con tagliente audacia da Joseph Losey, questo magnifico dramma sui rapporti di classe è il capolavoro dell'autore e uno dei film più sottilmente emblematici sull'argomento. Costruito come un implacabile meccanismo a orologeria di rara perfezione narrativa, questo spietato apologo antiborghese utilizza sapientemente le atmosfere di un thriller psicologico per declinare la sua caustica logica contro un sistema di egemonia retrivo e decadente, ma senza fare sconti nemmeno ai così detti "proletari", che utilizzano metodi spregevoli obbedendo al medesimo tiranno, imperituro nefasto ammaliatore: il potere. Ne vien fuori un affresco impietoso e sovversivo (per i tempi) sulla natura umana, sulle sue ataviche debolezze e sul suo intrinseco lato oscuro. Memorabile interpretazione di Dirk Bogarde, forse la migliore della sua spesso sottovalutata carriera, nei panni del servo Hugo Barrett, una figura complessa, ambigua, sinistra, intorno alla quale ruota l'intero impianto drammatico dell'opera. Esemplare il lavoro di scandaglio psicologico eseguito sui quattro personaggi principali e sugli sviluppi dei loro rapporti, con un geniale utilizzo diegetico degli ambienti, degli scenari e degli oggetti scenici che mutano in funzione del patos crescente e diventano, a seconda della situazione, casus belli, raffigurazione emblematica, termometro emotivo, lente di distorsione di una pulsione interiore (basti solo pensare alle sequenze in cui Losey utilizza gli specchi come elemento di una separazione sociale che diventa gradualmente sempre più sfumata). Il film è stato premiato ai BAFTA inglesi con tre mascherine dorate assegnate a Dirk Bogarde, all'esordiente James Fox (che interpreta Tony) ed alla fotografia in bianco e nero di Douglas Slocombe.

Voto:
voto: 5/5

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