Dopo aver vinto il titolo di campione del mondo dei pesi massimi Rocky Balboa è diventato ricco, famoso e viziato. Vive in una lussuosa villa, si allena svogliatamente tra fans e lacchè che gli ripetono ogni giorno che lui è il migliore ed ha perso quella grinta famelica che lo aveva portato da un povero sobborgo di Philadelphia fino al tetto del mondo. Dopo una serie di vittorie contro avversari non particolarmente temibili, con cui il nostro difende facilmente l'ambita cintura, sulla sua strada si pone un terribile sfidante: Clubber Lang, pugile di colore massiccio, arrabbiato e carico di quella fame feroce tipica di chi vuole uscire dai bassifondi. Mickey, vecchio manager di Rocky che aveva già programmato il ritiro del suo pupillo per farlo chiudere in bellezza, lo sconsiglia vivamente di accettare la competizione contro un avversario ben più determinato e grintoso, ma Balboa, pungolato nell'orgoglio, decide di non ascoltarlo. Così il nostro precipita rovinosamente dall'altare alla polvere, in una tragica serata in cui perderà ogni cosa. Ma quando tutto sembra finito, ecco comparire all'orizzonte un'inattesa vecchia conoscenza, che intende convincere Rocky a rialzarsi e non arrendersi. Con questo terzo capitolo di quella che ormai è diventata a tutti gli effetti una saga sul pugile italoamericano tanto amato dal pubblico, Stallone torna nuovamente in cabina di regia, riconfermandosi anche alla scrittura di soggetto e sceneggiatura e, ovviamente, nei panni (anzi nei muscoli) del protagonista. Stavolta la pellicola segue uno schema completamente diverso, proponendo il concetto semplice ma efficace che senza fame non si vince e che il pugilato è roba per combattenti incazzati che vengono dal ghetto e che espongono attraverso gli "occhi della tigre" la rabbia necessaria per diventare qualcuno, in una sorta di rivincita umana e sociale. Con ben due match di pugilato, un inatteso colpo di scena, due scene madri di forte impatto (di cui una tragica e commovente) ed il consueto cliché dell'allenamento in crescendo, il film riesce a staccarsi dalla formula dei due predecessori ed a rivitalizzarsi senza accusare segni di stanchezza, riproponendo, senza colpo ferire, i pregi e i difetti dei capitoli antecedenti. Il riscontro al botteghino è stato, ancora una volta, straordinario e la canzone "Eye of the Tiger" di Jim Peterik e Frankie Sullivan, affiancata alla solita immancabile colonna sonora di Bill Conti, è diventata uno dei tormentoni musicale dell'anno 1982. In questo film fa il suo debutto sul grande schermo il celebre wrestler americano Hulk Hogan.
La frase: "Non esiste domani!"
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento