Dall'Unione Sovietica arriva una nuova sfida per Rocky Balboa, campione del mondo in carica dei pesi massimi: il temibile Ivan Drago, alto, feroce, dai muscoli di acciaio e fresco vincitore della medaglia d'oro olimpica. Drago sbarca in America per affrontare Rocky e dimostrare al mondo che la Russia è superiore agli Stati Uniti anche nello sport che è sempre stato considerato di loro appannaggio. Ma l'ex campione e attuale manager di Rocky, Apollo Creed, sgomita per raccogliere lui per primo il guanto di sfida di Drago e riesce a convincere l'amico di concedergli un'ultima passerella nello sport che conta. L'incontro finisce in tragedia e Drago appare a tutti imbattibile, spietato e privo di punti deboli. Rocky, pronto a tutto pur di rendere giustizia ad Apollo, accetta di affrontare il terrificante russo in territorio nemico, a Mosca, nel giorno di Natale, in un ambiente ostile e carico di odio verso l'America. Per evidenti motivi di ostilità politica tra i due grandi paesi non viene messo in palio alcun titolo sportivo, ma si combatte per molto di più: l'onore, la patria e la vita. Ennesimo episodio della saga di Rocky Balboa, nuovamente scritto, diretto e interpretato da Sylvester Stallone. E' il peggior film della serie, forse superato al ribasso (ma per motivi diversi) solo dal quinto che uscirà nel 1990. In piena guerra fredda e durante la presidenza di Ronald Reagan, fortemente nazionalista e anti-sovietico, il film ne abbraccia in pieno la tronfia retorica patriottarda dell'America "buona" e "giusta" che salva il mondo dai comunisti "cattivi", diventando un sermone a tesi di patetica faziosità e di sciocco sciovinismo, così esagerato, enfatico e spudoratamente di parte da risultare un vero insulto all'intelligenza degli spettatori, a prescindere da quale parte del "muro" essi si trovino. Neanche a dirlo è stato un enorme successo al botteghino (specialmente in patria) risultando, a fine corsa, l'episodio di maggiore incasso globale dell'intera saga dello "stallone italiano". Non c'è praticamente nulla da salvare, se non la memorabile caratterizzazione di Ivan Drago (effettivamente spaventoso) interpretato dal gigante svedese Dolph Lundgren. Il match finale in Russia è talmente pompato e inverosimile da sfiorare il ridicolo involontario della farsa, per non parlare poi del pistolotto finale di Rocky che potrebbe provocare il diabete per gli eccessi di zuccheri e di banalità retoriche. La celebre frase che Drago rivolge a Rocky prima di iniziare l'incontro (in originale "I must break you") venne doppiata in italiano con il pittoresco "Io ti spiezzo in due", con l'aggiunta di un "i" per rendere la sonorità di un accento russo. Il film è quello che si dice un'autentica "americanata", l'apice cinematografico del machismo reaganiano a stelle e a strisce, eguagliato solo da altre due pellicole che vedono sempre coinvolto Stallone: Rambo 2 - La vendetta (Rambo: First Blood Part II, 1985) di George Pan Cosmatos e Rambo III (1988) di Peter MacDonald. Parafrasando una celebre battuta di Woody Allen, guardando questi "filmetti" insulsi viene quasi voglia di farsi il passaporto russo o la tessera del partito comunista, come spontaneo contrappasso.
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