martedì 18 luglio 2023

Per il re e per la patria (King & Country, 1964) di Joseph Losey

Nel 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, un soldato inglese, Arthur Hamp, impegnato nelle trincee del Fronte Occidentale presso Passchendaele nelle Fiandre belghe, sopravvive miracolosamente ad una offensiva nella quale muoiono tutti i suoi compagni. Ma, a causa dello scoppio di una bomba che gli esplode vicino, entra in uno stato di choc e, confuso e atterrito, abbandona la sua postazione per tornare a casa. Dopo avere scoperto che sua moglie lo ha tradito si pente e decide di tornare in trincea, ma viene arrestato per diserzione e processato come traditore. L'accusa vuole a tutti i costi condannarlo a morte per dare l'esempio agli altri soldati, ma il suo avvocato difensore, il Capitano Hargreaves, inizialmente dubbioso nell'accettare il caso, capisce che il ragazzo è un sempliciotto ingenuo che non sa mentire, che ha agito in uno stato di forte alterazione e che è fermamente convinto di cavarsela con una semplice "lavata di testa". Hargreaves prende a cuore la faccenda e dà fondo a tutte le sue capacità di convincimento per cercare di evitare la fucilazione del soldato Hamp. Tratto dal racconto omonimo di James Lansdale Hodson, già portato in teatro da John Wilson, King & Country è un duro e appassionato dramma bellico che si erge, con assoluta indignazione e con toccante spirito umanitario, a solenne manifesto anti-militarista contro le guerre e contro le violenze (innanzi tutto ideologiche) perpetrate dall'uomo contro altri uomini in nome di ideali, bandiere e codici di (presunto) onore. Questo film si colloca nella scia di altri capolavori similari che lo hanno preceduto, quali All'ovest niente di nuovo (All Quiet on the Western Front, 1930) di Lewis Milestone (il capostipite del genere anti-bellico) e, ovviamente, Orizzonti di Gloria (Paths of Glory, 1957) di Stanley Kubrick. Per evitare ogni sorta di (arduo) confronto, il regista adotta uno stile diverso, scegliendo di non mostrare (quasi) mai la guerra intesa come battaglie, sparatorie ed esplosioni, ma tenendola sempre fuori fuoco ed evocandone l'orrore attraverso i rombi lontani, gli sguardi dei soldati, il fanatismo degli ufficiali, la perversa logica della ragione di stato e lo scudo morale del patriottismo per giustificare azioni orribili, stermini di massa e uccisione spietata di giovani innocenti. La logica, il messaggio e lo spirito pietoso nei confronti delle vittime (di tutte le vittime, a prescindere dal colore della divisa) che sostengono il film sono esattamente gli stessi dei due capolavori assoluti citati prima, ma con la differenza che Losey preferisce dare alla sua opera l'aspetto tetro di un dramma da camera (anzi da trincea), quasi tutto ambientato nei cupi ambienti interni dove si svolge il processo contro il disertore Hamp. Tutto quello a cui assistiamo (il dibattimento, le arringhe, i dialoghi serrati, l'ottuso cinismo degli ufficiali, le fredde decisioni delle alte sfere militari che pianificano nuovi azioni e nuovi massacri, fino al terribile epilogo scioccante che fu un autentico pugno allo stomaco per gli spettatori) è rivolto a tratteggiare un lucido e impietoso atto di accusa contro la stupidità umana e contro la tragica accondiscendenza collettiva che permette di tollerare un orrore come la guerra. Il film venne premiato al Festival di Venezia con la Coppa Volpi al miglior attore (Tom Courtenay, che interpreta il soldato Hamp). Accanto a lui spicca un intenso Dirk Bogarde (attore feticcio del regista) nel ruolo del Capitano Hargreaves.

Voto:
voto: 4,5/5

Nessun commento:

Posta un commento