Nell'universo fantastico e colorato di rosa fluo di Barbieland, tutti sono felici e la vita scorre perfetta e gioiosa, anche se le giornate sono tutte rigorosamente identiche tra loro. Qui vivono i personaggi creati dalla Mattel, con le Barbie che comandano e decidono le regole ed i Ken che stanno sulla spiaggia a lustrarsi il fisico palestrato, ma che sono felici solo se una delle Barbie gli rivolge lo sguardo. La Barbie stereotipo (ovvero la prima versione modello pin-up, quella che praticamente tutti conosciamo, alta, magra, bionda, sexy e con gli occhi azzurri) entra in crisi esistenziale perchè inizia a provare sentimenti negativi e dolorosi mai avvertiti prima e che si riflettono anche sul suo fisico (i piedi arcuati sulle punte diventano piatti). Il motivo è dovuto ad una bambina che sta giocando con lei nel mondo reale e che le sta trasferendo tutte le sue ansie. Per questo Barbie deve andare a Los Angeles per trovare la bambina e risolvere la situazione, prima che la crepa che si è aperta nella facciata dorata del suo mondo diventi una voragine. Di nascosto la segue anche Ken, innamorato e impacciato nonostante l'aspetto fisico da Adone che si ritrova, e i due si metteranno in molto guai, perchè il mondo degli umani è tutt'altro che perfetto e segue dinamiche completamente diverse. Ma alla fine, la contaminazione subita dal contatto con la realtà rischia di avere conseguenze ancora più gravi per Barbieland. Questa spiritosa favola rosa, ultra-pop e ultra-colorata, prodotta dalla Warner Bros. insieme alla Mattel, scritta da Greta Gerwig e Noah Baumbach e diretta con enfasi luccicante dalla Gerwig, è diventata, per tanti motivi, uno dei film più attesi della stagione, anticipato da una lunga serie di trailer e da una campagna pubblicitaria martellante che ha aumentato a dismisura la curiosità del pubblico. Bisogna riconoscere che il meccanismo ha funzionato alla perfezione, il film sta riscuotendo un enorme successo al botteghino (ben oltre le più "rosee" aspettative iniziali) e, probabilmente, supererà la fatidica soglia del miliardo di dollari di incasso e porterà a casa anche svariate candidature ai premi Oscar del 2024. Ma, come spesso accade in questi casi, il gioco non vale la candela perchè la pellicola non va oltre la favoletta commerciale infarcita di messaggi femministi, di retorica edificante e di politicamente corretto, conforme alla tendenza delle grandi produzioni hollywoodiane di oggi. D'altra parte già il solo fatto di vedere la Mattel attivamente coinvolta nel business produttivo non faceva ben sperare in merito. Quasi tutto si assesta sul superficiale e sul melenso, con sermoni buonisti che danno in pasto al pubblico proprio quello che, probabilmente, vuol sentirsi dire, per uscire dalla sala sorridenti e gioiosi (come una Barbie?). L'unica battuta tagliente, sincera e con un pizzico di perfidia viene fatta pronunciare a una ragazzina adolescente, che però poi, da ribelle incazzata si trasforma (di colpo) in una fans adorante dei bambolotti della Mattel (!). Passando alle cose positive, che comunque sono presenti, va ovviamente citato l'intero apparato tecnico visivo, con scenografie, costumi, coreografie dei balli e delle canzoni, che sono di pregevole fatture e di cartoonesco effetto. Il personaggio di Ken è stupido quanto divertente, a lui sono affidati tutti i momenti comici (alcuni anche esilaranti) ed a lui viene fatta pronunciare una delle sentenze più intelligenti del film ("sono un uomo senza potere: questo fa di me una donna?") ed è sempre lui il protagonista del momento musical più riuscito. E' fuori discussione che Ryan Gosling (Ken) rubi la scena a Margot Robbie (Barbie), troppo impostata in maniera teatrale per risultare empatica, e per questo sono in molti che già pronosticano (esagerando) una possibile nomination agli Oscar per lui. Sono altrettanto godibili i numerosi ammiccamenti e citazioni alla cultura pop, al mondo dei giocattoli (Mattel) ed a quello del cinema. Su tutti stravince il prologo che omaggia scherzosamente "L'alba dell'uomo" di 2001: Odissea nello Spazio (ma di cui, purtroppo, si erano già giocati l'effetto impattante, mostrandolo in anteprima nei trailer). Dopo Gosling anche America Ferrera offre una buona performance, così come Michael Cera (Allan), troppo emarginato in ruolo secondario. Il resto del ricchissimo cast è completato da Ariana Greenblatt, Will Ferrell, Helen Mirren (la voce narrante in lingua originale) e poi una pletora di attrici che interpretano le svariate versioni di Barbie, tra cui Issa Rae, Kate McKinnon, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Sharon Rooney, Lucy Boynton e persino la cantante Dua Lipa. L'elogio femminista della normalità e della diversità (che è poi il messaggio principale della pellicola) viene sbandierato all'insegna del più ruffiano politicamente corretto. Come si usa fare a Hollywood di questi tempi e come la maggior parte del pubblico (probabilmente) vuole.
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