Texas, 1918, durante la prima guerra mondiale e la pandemia di "influenza spagnola". In una fattoria di un piccolo villaggio rurale la giovane Pearl vive insieme ai suoi genitori, agricoltori tedeschi immigrati negli Stati Uniti, con una madre autoritaria e anaffettiva ed un padre gravemente infermo, quasi totalmente paralizzato, di cui deve occuparsi. Suo marito Howard è partito per la guerra in Europa e Pearl soffre terribilmente l'oppressione di una vita che le appare misera, dura e mortificatrice di tutte le sue ambizioni. La ragazza, che fin dall'inizio ci appare disturbata e con un sinistro lato oscuro che cova nell'ombra, sogna di diventare una ballerina e di entrare nel mondo del cinema per fuggire dallo squallore della sua esistenza fatta unicamente di sacrifici e di privazioni. Un giorno Pearl conosce un giovane proiezionista che lavora in una sala cinematografica della città più vicina, e quando questi la illude con complimenti e incoraggiamenti nel coltivare il suo sogno e pensare alla propria vita, in lei scatta qualcosa che la porterà a compiere atti terribili e senza possibilità di ritorno. Secondo capitolo della così detta "trilogia X", felicemente iniziata con X: A Sexy Horror Story (X, 2022) di Ti West e di cui questo film costituisce un prequel che ci mostra le origini della follia omicida della protagonista Pearl. Sempre diretto da Ti West, e da lui scritto insieme alla magnifica protagonista Mia Goth (che qui si conferma a pieni voti come la nuova "scream queen" del cinema americano), questo horror grottesco è stato girato in Nuova Zelanda parallelamente al primo episodio, ma con uno stile completamente diverso. Se infatti nella pellicola precedente l'estetica ruvida e malsana richiamava apertamente quella dei feroci horror made in USA degli anni '70 (con The Texas Chainsaw Massacre (1974) di Tobe Hooper eletto a maggiore riferimento), stavolta l'autore adotta una scintillante fotografia che rimanda al Technicolor ed una impaginazione grafica (vedasi ad esempio il font dei titoli di testa) che ci immerge nell'atmosfera dei classici della vecchia Hollywood, spaziando liberamente da Il Mago di Oz (1939) ai melodrammi di Douglas Sirk, da John Ford ai musical di Stanley Donen, senza dimenticare Mary Poppins (1964) ed il "vate" di riferimento Tobe Hooper. La forza maggiore di questo piccolo gioiello risiede proprio nella distonia straniante tra questo stile soavemente familiare e la brutalità dei contenuti, come gli efferati omicidi commessi da Pearl, il suo famelico appetito sessuale e la sua inquietante personalità in bilico tra innocenza e crudeltà, apparente dolcezza e improvvisa spietatezza. Ambientato sempre alla luce del giorno, il film turba e sconcerta nel profondo, sia per lo stile sia per la magistrale interpretazione della Goth, che a tratti fa davvero paura con quel suo sorriso distorto e meccanicamente forzato, e che ci regala persino un memorabile monologo di quasi 10 minuti in cui tratteggia, in una vasta gamma espressiva, tutta la psicologia selvaggia e pericolosa della sua protagonista. Ma Ti West inserisce anche molto altro in questo "episodio zero", corroborandolo di elementi di riflessione non banali e anche molto attuali: l'angoscia provocata da un lungo isolamento pandemico, le mascherine, la paura del contagio e del prossimo, lo scontro sociale tra svantaggiati e privilegiati, il conflitto tra dovere e ambizione, e quello tra cinismo reazionario e anelito liberale. A parte il monologo già citato ci sono almeno altre due sequenze da incorniciare: il prologo che sembra un musical e la macabra "cena" dell'epilogo. Presentata in anteprima al Festival di Venezia l'opera ha ottenuto unanimi elogi da parte della critica e della stampa specializzata, acclamata da tutti come una vera iniezione di nuova linfa per il genere horror. Tra i fans del film c'è anche, sorprendentemente, il Maestro Martin Scorsese, che ha pubblicamente elogiato il lavoro di Ti West e della sua "musa" Mia Goth ed ha definito Pearl avvincente, spaventoso e morbosamente ipnotico. E se lo dice uno come lui non c'è che da credergli.
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