domenica 23 luglio 2023

Le dolci signore (1967) di Luigi Zampa

Nella Roma bene degli anni '60 si intrecciano le storie di quattro amiche, tutte bellissime e appartenenti all'alta borghesia capitolina. Esmeralda ha un marito sempre in viaggio per affari che la lascia spesso da sola nella sua villa, in compagnia di un aitante ragioniere che lavora per lui. Per non cadere in tentazione la donna lascia la casa e va a trovare le sue tre migliori amiche, che pure hanno i loro grattacapi sentimentali. Luisa tradisce il marito ma alcuni balordi sono venuti in possesso di un nastro registrato con le prove della tresca e la ricattano economicamente per mantenere il segreto. Anna non riesce più a dormire a causa di un incubo ricorrente: un rozzo vigile urbano che cerca di possederla con la forza. Il suo psicoanalista le suggerisce di provare ad incontrare davvero l'uomo che le compare in sogno, in modo da mettere fine all'ossessione. Paola si è esibita in uno spogliarello durante una festa di beneficenza, mettendo in mostra un inaspettato talento naturale e riscuotendo un grande successo. Suo marito è andato su tutte le furie ma poi le cose cambiano. Gradevole commedia sofisticata, scritta da Ruggero Maccari, Ettore Scola e Stefano Strucchi, e diretta con stile ammiccante da Luigi Zampa. Il denominatore comune a tutte le vicende è il sesso. Il regista, alternando comicità ed eleganza, realizza una velata critica sociale alla ricca borghesia utilizzando la delicata prospettiva del letto, inteso ovviamente come talamo amoroso. Il cast è di altissimo livello: alle quattro splendide protagoniste, Ursula Andress, Virna Lisi, Claudine Auger, Marisa Mell (tra cui è davvero arduo scegliere la più bella), si uniscono nomi come Jean-Pierre Cassel, Vittorio Caprioli, Franco Fabrizi, Brett Halsey, Lando Buzzanca, Frank Wolff, Mario Adorf e il regista Luciano Salce nel ruolo dello psicologo di Anna. L'episodio più divertente è quello che vede protagonista Anna (Ursula Andress). Il più sorprendente, soprattutto per il finale, è quello di Luisa (Virna Lisi). Quello con Paola (Marisa Mell) è il più perfido in termini di satira di costume, mentre quello con Esmeralda (Claudine Auger) è il più inconsistente. Rivedendolo oggi il film verrebbe immediatamente tacciato di maschilismo spudorato e l'accusa non è campata in aria, ma va contestualizzata per la mentalità italiana dell'epoca. Inoltre è palese come l'autore scelga proprio di giocare provocatoriamente con lo stereotipo che riguarda le belle donne da un punto di vista maschile. Va però anche detto che lo stile è felpato e lo sguardo di Zampa è, come al solito, più sornione che impertinente, mantenendo sempre la raffinatezza che lo contraddistingue. Piuttosto una critica fondata che si può muovere alla pellicola è la mancanza di coesione e di equilibrio tra le diverse storie che riguardano le quattro protagoniste, con una Claudine Auger troppo sacrificata rispetto alle altre.

Voto:
voto: 3/5

Nessun commento:

Posta un commento