Negli
anni ’20 il borioso critico musicale Cornelius sta scrivendo una biografia sul
famoso violoncellista Felix e, per completarla nel modo migliore, decide di
trascorrere alcuni giorni nella sua grande villa neoclassica, allo scopo di
poterlo intervistare. Ma il capriccioso Felix non si mostra mai e Cornelius
riesce a parlare solo con la moglie e sei donne che si confessano tutte innamorate
del grande musicista, rivelando parecchi particolari intimi sulla vita
sentimentale del maestro. Frustrato dall’assenza di Felix, Cornelius continua
ad adoperarsi perché questi esegua una sua composizione (“Il canto del pesce”) nel suo prossimo concerto, ma le sorprese in
serbo saranno parecchie. Il primo film a colori di Bergman (incorniciato dalla
splendida fotografia luminosa di Sven Nykvist) è una commedia surreale con toni
da farsa grottesca, un’elegante impostazione teatrale ed un senso artificioso
della messa in scena, all’insegna di un divertito disimpegno. Tra le commedie bergmaniane
è senza dubbio quella più velenosa e pungente, una sorta di impudente messa al
bando dei critici, dei censori e degli impresari, senza risparmiare qualche
perfido tiro mancino persino agli artisti. Memorabile la battuta, attribuita a Goethe,
secondo cui colui che riesce a far cambiare idea ad un critico, merita l’appellativo
di genio. L’opera è una sorta di compiaciuta vendetta dell’autore che si tolse
tutti i sassolini dalla scarpa dopo i veementi attacchi subiti da critici,
soloni e censori per la sua “trilogia del Silenzio”, un trittico di capolavori
ostici, spiazzanti e controversi che segnarono un’evoluzione fondamentale nella
carriera del regista. Forse proprio a causa della sua forte motivazione
polemica, il film vale più per le intenzioni (e per le evidenti implicazioni
autobiografiche) che per il risultato complessivo. Infatti la commedia è
monocorde, piccata, arruffata e poco divertente, segnando così un evidente
passo falso nella filmografia dell’autore. Da segnalare comunque la buona
recitazione di Bibi Andersson e Harriet Andersson, come sempre eccellenti sotto
la direzione di Bergman.
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