Boris
Yellnikoff, ex fisico di fama internazionale candidato al Premio Nobel, dopo un
divorzio e un tentativo di suicidio, si ritrova a vivere in uno snobistico
isolamento nel Village di Manhattan, insegnando a giocare a scacchi ai bambini
ed elucubrando con i pochi amici che ritiene alla sua altezza sull’insensatezza
della vita e sull’idiozia dilagante del genere umano. L’incontro con la
giovanissima Melody, fuggiasca da una famiglia bigotta del Mississippi, gli fa
rivedere le sue posizioni di misantropo intransigente e i due, nonostante le
enormi differenze di età, di cultura e di ceto sociale, finiscono per sposarsi.
Ma l’arrivo in città della madre di lei sconvolge la vita della strana coppia e
riporta la vita di Boris nel caos. Dopo tre film ambientati a Londra ed uno in
Spagna, l’autore torna nella sua amata New York, riprendendo in mano un vecchio
soggetto da lui scritto negli anni ’70 e inizialmente pensato per Zero Mostel
attore protagonista, la cui morte improvvisa ne congelò lo sviluppo. Basta che funzioni è un gradito ritorno
a casa e a quella commedia brillante ed ironica che ha reso celebre il regista.
Un film fresco, spigliato e divertente che va ben oltre la consueta storia
d’amore tra un vecchio dandy e una
giovinetta tutto pepe. E’ impossibile non notare, fin dal titolo, come
quest’opera ammiccante e intelligente, sia (anche) una sorta di testamento
autoironico ed autoassolutorio del grande autore. Come dar torto alla lucida
saggezza disincantata e illuminata di Boris (e, quindi, di Allen) che si concede
anche il lusso di guardare in macchina e rivolgersi direttamente allo
spettatore, stabilendo un’empatica connessione metacinematografica che
travalica l’arte per parlarci, direttamente, di vita vissuta. E come non notare
l’evidente scricchiolio ideologico sulla teoria del caso assoluto (da sempre
intransigente cavallo di battaglia dogmatico dell’autore), che apre uno
spiraglio a “qualcosa” che possa servire a giustificare (e accettare) la
mancanza intima di senso della nostra esistenza. Insomma trattasi decisamente
di un Woody Allen ispirato, più problematico e possibilista, che si rimette in
gioco all’età di 74 anni. Molto buono il cast con Larry David, Patricia
Clarkson, Evan Rachel Wood ed Henry Cavill, con i primi due formidabili
mattatori.
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