martedì 16 maggio 2017

Basta che funzioni (Whatever Works, 2009) di Woody Allen

Boris Yellnikoff, ex fisico di fama internazionale candidato al Premio Nobel, dopo un divorzio e un tentativo di suicidio, si ritrova a vivere in uno snobistico isolamento nel Village di Manhattan, insegnando a giocare a scacchi ai bambini ed elucubrando con i pochi amici che ritiene alla sua altezza sull’insensatezza della vita e sull’idiozia dilagante del genere umano. L’incontro con la giovanissima Melody, fuggiasca da una famiglia bigotta del Mississippi, gli fa rivedere le sue posizioni di misantropo intransigente e i due, nonostante le enormi differenze di età, di cultura e di ceto sociale, finiscono per sposarsi. Ma l’arrivo in città della madre di lei sconvolge la vita della strana coppia e riporta la vita di Boris nel caos. Dopo tre film ambientati a Londra ed uno in Spagna, l’autore torna nella sua amata New York, riprendendo in mano un vecchio soggetto da lui scritto negli anni ’70 e inizialmente pensato per Zero Mostel attore protagonista, la cui morte improvvisa ne congelò lo sviluppo. Basta che funzioni è un gradito ritorno a casa e a quella commedia brillante ed ironica che ha reso celebre il regista. Un film fresco, spigliato e divertente che va ben oltre la consueta storia d’amore tra un vecchio dandy e una giovinetta tutto pepe. E’ impossibile non notare, fin dal titolo, come quest’opera ammiccante e intelligente, sia (anche) una sorta di testamento autoironico ed autoassolutorio del grande autore. Come dar torto alla lucida saggezza disincantata e illuminata di Boris (e, quindi, di Allen) che si concede anche il lusso di guardare in macchina e rivolgersi direttamente allo spettatore, stabilendo un’empatica connessione metacinematografica che travalica l’arte per parlarci, direttamente, di vita vissuta. E come non notare l’evidente scricchiolio ideologico sulla teoria del caso assoluto (da sempre intransigente cavallo di battaglia dogmatico dell’autore), che apre uno spiraglio a “qualcosa” che possa servire a giustificare (e accettare) la mancanza intima di senso della nostra esistenza. Insomma trattasi decisamente di un Woody Allen ispirato, più problematico e possibilista, che si rimette in gioco all’età di 74 anni. Molto buono il cast con Larry David, Patricia Clarkson, Evan Rachel Wood ed Henry Cavill, con i primi due formidabili mattatori.

Voto:
voto: 3,5/5

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