New
York, 1940: C.W. Briggs, investigatore assicurativo, non tollera di sottostare
al suo nuovo giovane capo in gonnella, Betty Ann Fitzgerald, risoluta
arrampicatrice sociale dai modi alteri. I due diventano entrambi vittime
inconsapevoli di un losco illusionista, che li ipnotizza con uno scorpione di
giada e una parola magica, costringendoli a commettere dei furti in suo favore
di cui i nostri non hanno alcun ricordo al risveglio. La faccenda si complica quando
la loro compagnia assicurativa incarica Briggs e Fitzgerald di indagare sui
furti da loro stessi commessi. Commedia dall’intreccio giallo di Woody Allen,
che omaggia a ripetizione il cinema noir
degli anni ’40 e si poggia sulle spalle di un personaggio femminile forte, che
non è una dark lady ma, piuttosto, un
concentrato di tutte quelle protagoniste odiosamente adorabili delle sophisticated comedies dell’età d’oro di
Hollywood (il pensiero vola, immediato, a molti personaggi interpretati da Katharine
Hepburn). Peccato che, nonostante una confezione tecnica pregevole ed un buon
cast (Woody Allen, Helen Hunt, Charlize Theron, Dan Aykroyd), in cui la seconda
giganteggia per bravura e la terza per fascino, la sensazione generale sia
quella di un film stanco, ripetitivo, poco lucido e figlio (illegittimo) della
bulimia creativa del regista che ormai praticamente s’impone di fare un film
all’anno, forse per esorcizzare la paura di invecchiare. Qualcosa da salvare
sicuramente c’è, specialmente nei duetti al fulmicotone tra Allen e la Hunt, ma
trattasi indubbiamente di pellicola minore, nata già stagionata nell’opulenta
filmografia dell’autore.
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