Augusto,
Picasso e Roberto sono tre truffatori professionisti, alla costante ricerca di
sprovveduti da bidonare grazie alla loro capacità affabulatoria e di
trasformismo. Quando la moglie di Picasso inizia a sospettare delle attività
illecite del marito, questi decide di troncare ogni rapporto con i suoi degni
compari. Invece Augusto, che ha da tempo lasciato la sua famiglia, dopo
l’incontro casuale con sua figlia adolescente che non ha mai frequentato, si
decide di aiutarla economicamente e organizza una complessa truffa a danno dei
suoi stessi “compagni di merende”. La loro vendetta sarà tremenda. Generalmente
ritenuto un’opera minore del grande regista riminese (che lo ha scritto insieme
a Pinelli e Flaiano), può essere senza dubbio considerato tale in termini di
riuscita, ma di certo non per altezza di ispirazione e intensità drammatica. Ambientato
nell’equivoco sottobosco dei piccoli truffatori di professione, il film offre uno
spaccato di un mondo dominato dall’avidità, dalla grettezza e
dall’insensibilità, anche se, nel finale, il protagonista sembra toccato
anch’egli dalla “grazia” e va incontro a una sorta di martirio laico che
richiama quello del buon ladrone, configurando così una parabola cristologica
tanto ambiziosa quanto ambigua. La tematica è alquanto vicina a quella de
La strada, ma manca del tutto la dimensione
poetica e i personaggi non conquistano la solidarietà del pubblico. Ciò
nonostante il film ha una lacerante carica tragica e l’evidente “pietas” del regista nei confronti del
protagonista trova nello struggente prefinale (l’incontro con la ragazza
disabile), una sua dimensione di dolorosa moralità. Malgrado il costante
oscillare tra una tragica cupezza ed un incerto patetismo, il film ha una
propria fiera dignità morale, si regge sull’ottima interpretazione del
protagonista Broderick Crawford (che leggenda vuole abbia recitato
costantemente da ubriaco) e contiene un paio di sequenze memorabili: il
Capodanno nella casa del ricco bidonista e la truffa a danno dei baraccati. Dopo
il fiasco alla presentazione al Festival di Venezia, Fellini rimontò il film
accorciandolo di 20 minuti e velocizzandone il ritmo narrativo, ma anche così
la pellicola fu un generale insuccesso. Nel restauro avvenuto nel 2002 è stata
ripristinata la versione originale vista in anteprima alla Mostra di Venezia.
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