In
età napoleonica due ufficiali francesi degli ussari, Armand D’Hubert e Gabriel
Feraud, ossessionati da una reciproca rivalità nata per futili motivi, danno
vita ad un eterno duello che poi diventa guerra privata e che si protrae per
ben 15 anni, in luoghi e momenti diversi. Il primo lungometraggio di Ridley
Scott, tratto dal racconto “Il duello”
di Joseph Conrad, è un elegante dramma storico pervaso da una furiosa energia
selvaggia che intende collocare, figurativamente e metaforicamente, l’eterno
duello tra i due ufficiali in una dimensione mitologica che forse allude al
fallimento dell’utopia napoleonica, mettendo anche in discussione la
legittimità del duello per lavare un’onta subita. Cupa favola morale, sontuosa
nella ricostruzione storico ambientale delle atmosfere d’epoca, mette a
confronto le personalità di due uomini profondamente diversi: D’Hubert, che per
colpa di una fatalità viene trascinato suo malgrado in questo scontro infinito,
e Feraud, irriducibile e irrazionale sostenitore del codice d’onore militare,
che alimenta la sua animalesca animosità nei confronti del rivale. Nonostante
qualche ridondanza narrativa, qualche forzatura ideologica ed un’eccessiva
ripetitività schematica, i duelli sono molto appassionanti e girati con feroce
dinamismo, in particolare il primo, che avviene nel 1800 e che mette alla luce
il talento del giovane regista britannico. Nel cast brillano particolarmente i
due protagonisti Keith Carradine e Harvey Keitel, accompagnati a supporto da Albert
Finney ed Edward Fox. Il film fu premiato al Festival di Cannes come migliore
opera prima ed è per molti un piccolo cult
degli anni ’70.
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