L’ex
detenuto Ray convince sua moglie Frenchy ad aiutarlo in un colpo grosso per
svaligiare il caveau di una banca. La
donna accetta di collaborare al piano e si apre un negozio fittizio di
biscotti, dalla cui cantina Ray, insieme a tre complici, inetti lestofanti come
lui, scava un tunnel per entrare nella banca di notte e svaligiare la
cassaforte. I quattro maldestri balordi ne combinano di tutti i colori nel
sottosuolo: bucano tubature d’acqua, sbagliano direzione e finiscono in un
negozio d’abbigliamento. Il colpo, ovviamente, fallisce ma, intanto, i biscotti
di Frenchy hanno un grande successo e le fanno fare una fortuna. Peccato che
adesso la coppia rischi di scoppiare, per l’entrata in scena di un sedicente mercante
d’arte, tutto smancerie e buone maniere, che intende istruire la donna al bon ton. Ritorno in grande stile di Woody
Allen alla commedia comica nella sua forma più pura con questa esilarante farsa
del “caper movie” che trae diretta
ispirazione da I tre furfanti (Larceny, Inc., 1942) di Lloyd Bacon. I
critici italiani, con la consueta buona dose di nazionalismo provinciale, non
mancarono di sottolinearne i debiti rispetto al celeberrimo campione d’incassi
nazionale I soliti ignoti
di Monicelli, che, invero, nasce a sua volta come parodia del Rififì
di Dassin. E’ un film leggero e divertente, con delle gag travolgenti che, nella prima parte, garantiscono un ritmo
sostenuto ed un umorismo di buon livello. Alcune battute sono, effettivamente,
degne della migliore antologia dell’autore anche se l’impressione generale è
quella di un voluto ridimensionamento del target
in termini di sofisticatezza, probabilmente per sopperire all’insuccesso
commerciale dei tre film precedenti. In un certo senso sembra di rivedere
l’Allen più acerbo e grossolano degli esordi, ovviamente con una maggiore ironia
perfida dettata dalla maturità. La pellicola sembra procedere con il pilota
automatico fino all’epilogo edificante, che prende in giro i patetici colpi di
testa delle signore mature che s’invaghiscono di giovani avvenenti, ma che finisce
per ingolfare un po’ la narrazione. Quello che, invece, funziona egregiamente è
la critica tagliente all’arrivismo tipicamente americano, che fonda la dignità
sociale sul successo economico, costi quello che costi. Nel cast citiamo Woody
Allen, Tracey Ullman, Hugh Grant, Michael Rapaport, Tony Darrow e Jon Lovitz. Allen
attore ci appare in questo film, per la prima volta, un po’ stanco e
stropicciato. Alla fine il dubbio rimane: semplificazione in chiave leggera o
crisi d’ispirazione ?
La frase:
- "Cosa penseresti se ti dicessi che hai sposato un uomo dalla mente eccezionale ?"
- "Ti direi che sono bigama."
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