I
Keller, famiglia benestante del sud degli Stati Uniti, si rivolgono
all’insegnante Anne Sullivan, tenace ma di non molta esperienza, nel tentativo
di aiutare la loro figlia Helen, un’adolescente cieca e sordomuta dalla
nascita, ribelle, astiosa e capricciosa, con cui nessuno riesce a stabilire un proficuo
contatto umano. La grintosa educatrice, dopo molte difficoltà iniziali, riesce
nella disperata impresa di portare la piccola da uno stato di insofferente
bestialità ad una più docile umanità capace di empatia e tenerezza. Intenso
dramma familiare a tinte forti di Arthur Penn, passato alla storia per le scene
di feroce violenza psicologica dello scontro fisico ed emotivo tra la piccola Helen
e l’ardimentosa Anne Sullivan, capace di portare regole, ordine ed
organizzazione in un universo interiore caotico, grazie ad un geniale sistema istintivo
di comunicazione. Ispirato alla vera storia di Helen Keller, poi da lei
raccontata nel libro autobiografico “The
Story of My Life”, il film prende le mosse dal testo appena citato, da un
film televisivo e da una pièce
teatrale (entrambi scritti da William Gibson), che fu rappresentata a Broadway
con la regia teatrale dello stesso Penn e con le medesime interpreti
principali. Più che la narrazione di un “miracolo” è il racconto epico di una
“guerra” tra due personalità forti che trova il suo tripudio nella memorabile
sequenza di nove minuti dello scontro intorno al tavolo da pranzo. L’attenta
regia di Penn pone l’accento emozionale sulla fisicità della “battaglia” tra Anne
ed Helen, con una furia espressiva che la fa trascendere in una dimensione di
mitologica tragicità. L’autore mette al centro della sua analisi quella forza
primordiale, quell’insieme di pulsioni vitali insite nel profondo di ogni
essere umano che, se opportunamente stimolate e incanalate nella giusta
direzione, possono abbattere ogni ostacolo, superando handicap ed ostacoli, per
affermare la forza assoluta della vita. L’impianto teatrale dell’opera,
enfatizzato ai massimi livelli nelle scene madri, non toglie forza al suo senso
profondo, anzi lo incornicia in un contesto stilistico di austera asciuttezza e
di veemente tensione psicologica. Straordinarie le due interpreti principali (Anne
Bancroft e Patty Duke), entrambe meritatamente premiate con l’Oscar di migliore
attrice (rispettivamente protagonista e non protagonista). E’ un film imperdibile
per gli amanti del grande cinema classico in bianco e nero a sfondo didattico morale.
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