giovedì 18 maggio 2017

Intervista (Intervista, 1987) di Federico Fellini

Una troupe giapponese arriva a Cinecittà e chiede, ottenendola, un’intervista a Federico Fellini, in cui il grande regista rievoca la sua vita e la sua carriera, in un lungo flusso di ricordi e di aneddoti tra passato e presente. Da quando, giovane provinciale un po’ timido appena sbarcato a Roma, si recò agli studi di Cinecittà per intervistare una diva e rimase affascinato dal quel mondo magico di sogni e di illusioni. Fino alle leggendarie riprese de La dolce vita, il cui racconto culmina con un incontro, trent’anni dopo, tra Marcello Mastroianni e Anita Ekberg, indelebili protagonisti della memorabile sequenza notturna nella Fontana di Trevi. Nato inizialmente come programma televisivo, fu poi convertito in film per la tv e, successivamente, come film cinematografico, come se l’autore si fosse gradualmente innamorato di questo strano esperimento, improntato al più esibito autobiografismo, e che può essere descritto come una sorta di taccuino di appunti, di idee, di fantasie, di ricordi, che mescola rievocazione di momenti vissuti e (come al solito finto/vero) diario di lavoro in presa diretta. Per molti è un Fellini minore, che rielabora e reinventa antichi schemi, un cordiale e già noto affabulatore che racconta, ancora una volta e con imprevedibili varianti, storie della sua vita a un pubblico di affezionati ascoltatori, che lo amano più per come narra che per ciò che narra e che, in fondo, già conoscono alla perfezione. Però quanta grazia, quanto brio, quanta festosa esuberanza alternata a disarmante malinconia in uno spudorato e mirabolante gioco di prestigio del più grande “mago” del cinema italiano, ancora una volta impegnato ad ammaliarci, intrattenerci, confonderci, incantarci con l’estro ed il genio di cui soltanto lui è depositario in cotanta misura. Tra ironia e narcisismo, nostalgia ed entusiasmo, Fellini si mette nuovamente in scena tra vero e falso, serio e faceto, per celebrare il suo mondo e, soprattutto, la grande magia del cinema che per lui è sempre stato carosello, circo, festa, sarabanda, allegoria grottesca, carrozzone di meraviglie, volgarità scanzonata, ricettacolo di ricordi, diario sentimentale, trasfigurazione fantastica, sogno ad occhi aperti. Nato come un film racconto basato su eventi reali, finisce per essere l’ennesimo atto felliniano di volo liberamente fantastico, in cui tutto è possibile e tutto è falso, ma anche tutto è vero, sul filo sottile tra sogno e realtà. Presentato fuori concorso al 40º Festival di Cannes, vide riconoscere al grande regista il Premio speciale del 40º Anniversario, in onore della sua sfavillante carriera. E’ ovviamente imperdibile per i fans dell’autore e merita un doveroso recupero.

Voto:
voto: 3,5/5

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