Bubber
Reeves, giovane evaso dal carcere, cerca di fuggire verso il Messico ma,
abbandonato dal suo complice, finisce per caso nei pressi del suo paese nativo
in Texas. La scoperta che sua moglie Anna è divenuta l’amante del figlio
dell’uomo più ricco e potente del posto lo manda su tutte le furie. Mentre una
caccia feroce da parte della popolazione locale si scatena ai suoi danni, lo
sceriffo Calder è l’unico a cercare di mantenere la calma e, schierandosi dalla
parte di Reeves, cerca di farlo ragionare e costituire. Ma è molto difficile
tenere a bada una folla inferocita. Torrido dramma sentimentale tratto da un
romanzo di Horton Foote, diretto da Penn con enfasi caustica e con tensione
polemica verso la corruzione morale e il fanatismo ideologico di una provincia
americana sporca e spietata, lontana anni luce dal quel Sogno edificante
sbandierato dai perbenisti come simbolo dell’America, terra delle opportunità. Nonostante
qualche eccesso è un solido dramma civile la cui tagliente denuncia non
risparmia vizi e malcostumi dell’americano medio, come l’alcolismo, il
razzismo, il libertinaggio e l’uso spudorato della violenza. Fu un pugno allo
stomaco alla sua uscita e causò parecchi grattacapi al produttore Sam Spiegel,
che fece di tutto per smussare l’impeto polemico del regista con interferenze e
tagli di montaggio (ad esempio fu quasi del tutto eliminata la lunga parte che
descriveva la miserabile vita della popolazione afroamericana contrapposta a
quella bianca, ampiamente privilegiata nel sistema sociale del piccolo paese
texano). Alla fine ci fu la totale rottura tra regista e produttore, con Penn
che, infuriato, addirittura decise di abbandonare momentaneamente la carriera
cinematografica. Notevole il cast con Marlon Brando (imponente), Robert Redford
(acerbo), Jane Fonda (intensa), E.G. Marshall (ambiguo) e con una piccola
apparizione di Robert Duvall.
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