Vita
di Emmet Ray, talentuoso e immaginario chitarrista jazz bianco degli anni ’30,
perso tra la sua arte ed i suoi tormenti interiori che si esplicano in una
lunga serie di debolezze, come il vizio dell’alcool, la passione per le donne e
l’incapacità di gestire razionalmente la propria carriera e le proprie finanze.
Sregolato e geniale, Ray si ritiene il numero due al mondo dopo il famoso Jean-Baptiste
Reinhardt (detto “Django”), da sempre
oggetto di venerazione e di invidia da parte del nostro. Dopo tanti fallimenti,
brucianti sconfitte e diverse delusioni amorose, Ray trova la forza morale per
darsi una regolata, accordare i propri demoni interiori al proprio estro
creativo e scrivere così i suoi pezzi
migliori, grazie ai quali diventa una leggenda del jazz, per poi svanire nel
nulla senza lasciare traccia. Splendido omaggio di Woody Allen all’epoca d’oro
del suo amato jazz, attraverso questa
elegantissima commedia dolce amara che intende tracciare un accorato elogio dei
perdenti e di tutti quegli artisti “dimenticati” che hanno contribuito, in modi
e forme diverse, a scrivere il grande spartito della storia della musica.
Raffinato e struggente, carico di malinconica tenerezza e di preziosa grazia, è
uno dei film più intensi, ambigui e sfaccettati dell’autore, passato
inopinatamente in sordina a causa della sua totale mancanza di comicità. Formidabile
la nostalgica fotografia colorata di Zhao Fei (quello di Lanterne
Rosse) e straordinaria interpretazione di Sean Penn nel ruolo del
protagonista, ben supportato da un cast in grande spolvero in cui svettano Samantha
Morton (bravissima e candidata all’Oscar come miglior attrice non
protagonista), Anthony LaPaglia e Uma Thurman. Splendide le musiche d’epoca che
ci immergono totalmente nell’atmosfera del tempo e che utilizzano, tra gli
altri, brani di Reinhardt (realmente esistito) e di Duke Ellington. Il
personaggio di Emmet Ray, inventato per l’occasione dall’autore, è modellato su
quello del vero “Django” Reinhardt,
che nel film fa da mito e da nemesi per il protagonista. Woody Allen chiude
alla grande il vecchio millennio con un film complesso, delicato e affascinante,
un autentico gioiello della sua filmografia che va assolutamente recuperato da
tutti coloro che l’avessero perso.
Voto:
Bellissimo film, aggiungerei una chicca..
RispondiEliminaIl grande Sean Penn ha imparato a suonare la chitarra gipsy proprio per questo film. E sembra tutto fuorché un principiante..