Nella
Russia del primo ‘800, Boris Grushenko è un codardo occhialuto che rifugge la
vita militare per dedicarsi alla più salutare scrittura di versi poetici.
Innamorato follemente della bella cugina Sonia, disponibile e generosa, il
nostro accetta di eliminare il tiranno invasore Napoleone Bonaparte per amore
di lei. L’impresa si rivelerà molto pericolosa e riserverà parecchie sorprese. Brillante
commedia storica di Woody Allen, sotto forma di parodia del famoso romanzo “Guerra e pace” di Tolstoj, con richiami
a Dostoevskij e una miriade di citazioni cinefile da Ėjzenštejn a Bergman,
passando anche per Mel Brooks. Ricolmo di invenzioni straripanti, battute
fulminanti, bizzarri anacronismi e derive farsesche a volte troppo eccessive,
non è sicuramente un modello di equilibrio ma è molto divertente e segna la
prima vera incursione dell’autore nel dramma, evocato dall’inatteso finale
amaro. Molto dialogato e molto ragionato, segna un primo decisivo passaggio
dalla comicità slapstick di natura
demenziale delle opere iniziali verso un umorismo più affilato e problematico,
che confina con nevrosi e disagi esistenziali. E’ anche un film dal respiro
europeo, interamente girato in Ungheria e Francia, con musiche composte dal
russo Sergei Prokofiev e denso di riferimenti alla cultura (sia cinematografica
che letteraria) del vecchio continente. In esso iniziano a prendere forma
concreta una serie di figure retoriche che poi diventeranno veri tormentoni dell’estetica
alleniana: la paura della morte, il rapporto inquieto con le donne, con il
sesso e con la religione, l’intellettualismo elitario, le fragilità emotive.
Nel cast citiamo: Woody Allen, Diane Keaton, Georges Adet, Harry Hankin,
Jessica Harper, Harold Gould e James Tolkan nel ruolo di Napoleone. Per trovare
un altro film dell’autore girato fuori dagli Stati Uniti bisognerà attendere il
1996, mentre invece oggi la cosa è diventata quasi un’abitudine collaudata. Da
recuperare.
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