lunedì 29 maggio 2017

Città amara - Fat City (Fat City, 1972) di John Huston

In una piccola cittadina della California due pugili, il vecchio Billy Tully, deluso e sul viale del tramonto, e il giovane Ernie Munger, inesperto ma pieno di energie e di belle speranze, si incontrano, fanno amicizia e cercano di aiutarsi reciprocamente per uscire dal degrado della loro squallida realtà, un misero ghetto di provincia popolato da reietti rassegnati e sconfitti. Tully crede molto nel talento di Munger e si adopera per incoraggiarlo e presentarlo ai manager di sua conoscenza. Ma non sarà facile sfuggire alla dura quotidianità di una vita miserabile. Cupo e struggente dramma sportivo, in cui il mondo della boxe, in cui è ambientato, è solo un pretesto per tracciare un affresco lucido, disperato e appassionato sull’America dei perdenti, sul lato in ombra dell’opulenza della società statunitense, dove il Sogno non è mai arrivato e i protagonisti sono meschini proletari presi a calci dalla vita e intimamente disillusi. Senza enfasi retorica e senza tentazioni romantiche, l’autore accompagna i suoi falliti con sconsolata tenerezza, mettendosi sempre al loro fianco piuttosto che sopra di loro, come un osservatore preciso e compassionevole che non nasconde la sua indignazione, pur mantenendo sempre i toni all’insegna di un’asciutta compostezza. Nel suo aspro minimalismo è un film denso e potente, che guarda a Hemingway per il rigore dell’analisi antropologica, straordinario nel suo sofferto lirismo, straniante nella sua fotografia livida e impietosamente beffardo nel titolo originale (Fat City allude, ironicamente, ad una sorta di paradiso in terra). In questa malinconica elegia dei derelitti, Huston dispensa graffi di classe pura, riconfermandosi narratore straordinario di categoria superiore. Eccellente il cast con i due protagonisti, Stacy Keach e Jeff Bridges, magnifici per dolente intensità. E’ uno dei film più sentiti e toccanti del grande regista americano, da annoverare tra le perle della sua luminosa filmografia.

Voto:
voto: 4/5

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