Dal romanzo "Lo Hobbit" di J.R.R. Tolkien. Circa 60 anni prima rispetto alle vicende raccontate ne "Il Signore degli Anelli", con l'inizio del viaggio di Frodo per portare l'Anello di Sauron a Gran Burrone e poi farsi carico della missione di distruggerlo tra le fiamme del Monte Fato, suo zio Bilbo Baggins viene coinvolto, suo malgrado, in una grande avventura dal mago Gandalf il grigio. Inattesi e poco graditi, si presentano a casa sua 12 nani guidati da Thorin "Scudo di quercia" che, prima gli saccheggiano viveri e bevande, e poi lo arruolano come improbabile guida in una pericolosa missione: la riconquista del loro antico regno di Erebor, alle pendici della Montagna Solitaria, caduto nelle grinfie di Smaug, un terribile drago attratto dall'immenso tesoro dei loro antenati. Durante la pericolosa spedizione, Bilbo, in fuga dagli orchi in un labirinto di grotte sotterranee, s'imbatte per la prima volta nella creatura Gollum e nell'Anello del Potere, che cambierà per sempre il suo destino e quello dei suoi discendenti. Dopo lo straordinario successo di pubblico e critica della fortunata (e premiatissima) trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli, Peter Jackson decide di tornare all'universo di Tolkien e nella Terra di Mezzo, con questo prequel che racconta gli antefatti della "Guerra dell'Anello" attraverso le avventure del giovane Bilbo Baggins. Questo film a lungo atteso dai fans ha avuto una gestazione travagliata, prima a causa di una snervante diatriba legale in merito ai diritti del libro di Tolkien e poi al mancato accordo tra le case produttrici Metro-Goldwyn-Mayer e New Line Cinema, che erano coinvolte a diversi livelli nel progetto. La questione si sbloccò nel 2008 e venne deciso che Peter Jackson sarebbe stato produttore esecutivo e sceneggiatore (insieme alle fidatissime Philippa Boyens e Fran Walsh (moglie del regista), mentre la regia sarebbe stata affidata al messicano Guillermo del Toro. Dopo due anni, clamorosamente, del Toro decise di abbandonare, a riprese non ancora iniziate, ufficialmente a causa dei lunghi ritardi sui tempi previsti, ma si vocifera anche di insanabili incompatibilità di visione artistica con Peter Jackson. Così l'autore neozelandese assunse il pieno controllo dell'opera, decidendo di occuparsi anche della regia e di realizzare una nuova trilogia prequel, di cui questo film del 2012 è solo il primo capitolo. Nonostante il ritorno di gran parte del vecchio cast (Ian McKellen, Hugo Weaving, Cate Blanchett, Christopher Lee, Andy Serkis ed Elijah Wood in un breve cameo), con l'aggiunta di nuovi validi interpreti come Martin Freeman, Richard Armitage e Ken Stott, e nonostante il consueto straordinario apparato tecnico, scenografico e visivo garantito da una squadra di professionisti ormai collaudata, il film è una mezza delusione e questo a causa di due motivi in particolare. Innanzi tutto il romanzo "Lo Hobbit" è una breve e leggera favola per ragazzi, che non possiede un briciolo della forza evocativa, dello spessore mitologico e del respiro epico de "Il Signore degli Anelli". E ovviamente tutto questo viene ereditato anche dal film, rendendo l'inevitabile paragone impietoso. In secondo luogo la megalomania di Peter Jackson (che sembra dominato da un inquieto animo fanciullesco che vuol costruire "giocattoloni" sempre più grandi e ambiziosi) ha definitivamente affossato il progetto, con la scelta assurda di realizzare tre film da un materiale narrativo di partenza esile e anemico, con l'effetto di creare una iper-dilatazione maldestra, turgida e ampollosa, con molte sequenze assurde o ridicole che sembrano quasi una parodia involontaria della trilogia precedente. Un solo film, o al massimo due, volendo proprio esagerare, sarebbe stato più che sufficiente e ne sarebbe scaturita un'opera più densa e compatta, priva di tempi morti, lungaggini inutili e accumuli ridondanti. Al di là del piacere di rivedere sullo schermo alcuni vecchi personaggi, Gandalf in particolare, non c'è molto altro. I due capitoli successivi, Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013) e Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate (2014), sono sulla medesima falsa riga. A parte la notevole realizzazione visiva del drago Smaug, che però apparirà nel secondo episodio, anche gli effetti speciali in computer grafica appaiono spesso invadenti, talvolta fasulli, sicuramente meno efficaci e funzionali di quelli visti nella trilogia originale. Di sicuro la magia epica e il grande ritmo mitologico avventuroso dei film del 2001, 2002 e 2003 sono svaniti del tutto.
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