Dal romanzo "Arrivano i Sister" di Patrick deWitt. Nell'Oregon del 1851 i fratelli Sisters, Eli e Charlie, sono due pistoleri spietati al soldo di un cinico uomo di affari che si fa chiamare "il Commodoro" e che li usa per i suoi lavoretti sporchi. La nuova missione è rintracciare il cercatore d'oro Herman Warm, diretto verso la California, per eliminarlo e farsi rivelare il rivoluzionario processo chimico da lui elaborato che consente di separare facilmente l'oro dagli altri minerali residui raccolti. Ma i fratelli non sanno che il loro boss li ha fatti precedere da John Morris, un investigatore più colto e intelligente di loro, che, dopo aver scovato Warm, si farà affascinare dalle sue idee. Il primo film americano di Jacques Audiard è un solido western intimistico crepuscolare basato sui contrasti (a cominciare da quello, bellissimo, del titolo), per riflettere amaramente sulle radici ideologiche della violenza e dell'odio che erano alla base del mito della vecchia frontiera americana, in un continuo gioco di antitesi tra brutalità e gentilezza, virilità e femminilità, barbarie e progresso, elegia e azione, prepotenza e compassione. Sullo sfondo malinconico del nuovo che avanza inesorabile, corrodendo gli ideali del vecchio mondo, e rendendo i due antieroi protagonisti delle nostalgiche figure fantasmatiche, già paradossalmente anacronistiche rispetto al futuro che bussa alle porte e va veloce, questo atipico western caustico, nobilitato dalla sensibilità europea dell'autore, fa viaggiare a braccetto l'omaggio di un cinefilo doc verso un genere classico che ha profondamente segnato l'immaginario mitico di tutti gli appassionati di cinema, con uno spirito di analisi problematica che ne demitizza iconoclasticamente il dogma essenziale: il machismo. Non a caso viene mostrato come il concetto di coraggio vada ben oltre la capacità di essere violenti e senza scrupoli, ma sia intimamente connesso con qualità, inesplorate in quei contesti, quali intelligenza, gentilezza, saggezza, tolleranza, civiltà. Proprio in relazione a quest'ultima la metafora dell'igiene personale, spesso evocata dal più riflessivo Eli, è lampante. Eccellente la squadra di attori che annovera nomi come John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed, tutti bravi e con la faccia giusta. Il film è stato premiato al Festival di Venezia con il Leone d'argento per la miglior regia a Jacques Audiard.
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