martedì 8 agosto 2017

2010 - L'anno del contatto (2010, 1984) di Peter Hyams

Nove anni dopo il misterioso fallimento della missione spaziale americana "Discovery" diretta su Giove, una singolare spedizione che unisce forze americane e sovietiche (nonostante la "guerra fredda" in atto tra i due paesi), parte sotto la guida del dottor Heywood Floyd (che era già responsabile del primo viaggio finito male) a bordo dell'astronave russa "Leonov", per cercare di capire cosa sia realmente accaduto alla navicella scomparsa, al suo equipaggio e se ciò abbia relazioni con l'enigmatico monolito nero. Dopo aver trovato il relitto del "Discovery" e riprogrammato l'elaboratore HAL 9000, alcuni eventi vengono spiegati ma molto sfugge ancora alla comprensione di Floyd. Intanto sulla terra è scoppiata una grave tensione internazionale con una inarrestabile escalation di follia che sta portando USA e URSS verso la terza guerra mondiale, pertanto i rispettivi governi ordinano ai due equipaggi di separarsi, con gli americani che dovranno tornare a casa utilizzando il "Discovery". Proprio mentre tutto sembra precipitare il dottor Floyd riceve degli strani messaggi da David Bowman, comandante della prima missione dato per disperso, che gli rivela che "qualcosa di meraviglioso" sta per accadere e che sovietici e americani dovranno lasciare l'orbita di Giove quanto prima. Era quasi inevitabile girare, prima o poi, un seguito di 2001: Odissea nello Spazio, uno dei massimi capolavori della Storia del Cinema che alla sua uscita sconvolse le platee di tutto il mondo per la sua strabiliante potenza visiva, per la suggestione abbacinante delle immagini e delle musiche, per il suo fascino mistico e per l'ermetismo del suo significato intrinseco. Ispirandosi al romanzo di Arthur C. Clarke "2010: Odissea due", secondo capitolo della saga letteraria dedicata al mondo di "2001", Peter Hyams ha realizzato un discreto film di fantascienza di stampo hollywoodiano, con degli ottimi effetti speciali, dei buoni interpreti ed una avvincente escalation narrativa in attesa della sorpresa finale. L'approccio registico abbandona volutamente ogni velleità filosofica contemplativa, abbracciando uno stile concreto e didascalico, che cerca di spiegare in termini semplici le ambiguità del capolavoro precedente, finendo quindi per banalizzarlo, mortificandone la fascinazione concettuale e la portata ascetica. Nel cast ricordiamo Roy Scheider, John Lithgow, Helen Mirren, Bob Balaban e Keir Dullea, che torna a interpretare l'iconico David Bowman, anche se solo per brevi apparizioni. La direzione del doppiaggio italiano ebbe la strana idea di modificare tutte le voci rispetto al capitolo originale, soprattutto quella di HAL 9000 che era divenuta famosa nel nostro paese con l'interpretazione di Gianfranco Bellini (stavolta sostituito da Renato Cortesi). La valutazione finale data alla pellicola di Hyams prescinde dal precedente film di Kubrick, perchè, se si volesse anche solo abbozzare un confronto, dovrebbe essere ben più bassa.

Voto:
voto: 2,5/5

Nessun commento:

Posta un commento