Torino, 1983: il piccolo Giacomo assiste all'efferato omicidio di sua madre senza vedere in faccia l'assassino e l'esperto commissario Moretti, incaricato del caso, gli promette che riuscirà a catturarlo. Dopo 17 anni la città torna ad essere minacciata da uno spietato serial killer, i cui delitti ricordano, per modalità di esecuzione, quelli del 1983. La polizia brancola nel buio e chiede l'aiuto di Moretti, ormai anziano e affaticato, a cui si affianca anche Giacomo, tornato da Roma per l'occasione. Moretti ricorda che la sua indagine precedente aveva portato ad accusare un nano scrittore di libri gialli di nome Vincenzo, a sua volta ucciso pochi mesi dopo. Mentre i delitti continuano in maniera sempre più sanguinaria, Giacomo sospetta che il nano non sia affatto morto mentre il vecchio poliziotto trova un filo conduttore tra gli omicidi, che avvengono secondo l'ordine e i metodi di una inquietante filastrocca tratta da un romanzo del presunto assassino Vincenzo, intitolato "La fattoria della morte". Ritorno di Dario Argento al genere thriller giallo che lo ha reso famoso negli anni '70, con questo whodunit carico di morbosità, di sangue a profusione e di violenza graficamente enfatizzata, ambientato in una Torino lugubre e misteriosa. Solo un paio di sequenze sono all'altezza stilistica del genio sadicamente visionario dei bei tempi, per il resto assistiamo ad un film incerto, basato sull'accumulo di scene macabre e carico di tutti i difetti tipici del cinema argentiano: sceneggiatura contorta, macchinosa e spesso illogica, recitazione scialba, dialoghi imbarazzanti, siparietti ridicoli, finale inverosimile, ricerca programmatica dello shock granguignolesco. Generalmente stroncato dalla critica, l'opera ha diviso anche i fans inossidabili del regista romano: chi ci ha visto un apprezzabile ritorno alle origini e chi è rimasto profondamente deluso. Nel cast meritano una citazione Max Von Sydow e Chiara Caselli, mentre appaiono sotto tono Stefano Dionisi, Gabriele Lavia e Roberto Zibetti. Numerosi gli omaggi al capolavoro dell'autore, ugualmente girato a Torino, Profondo Rosso. La filastrocca che scandisce la sequenza dei delitti è stata scritta da Asia Argento, figlia del regista.
La frase: "Ecco arriva il nuovo giorno, il fattore si leva di torno, le sue armi può posare e finalmente può dormire."
La frase: "Ecco arriva il nuovo giorno, il fattore si leva di torno, le sue armi può posare e finalmente può dormire."
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