venerdì 4 agosto 2017

Cosa fare a Denver quando sei morto (Things to Do in Denver When You're Dead, 1995) di Gary Fleder

Jimmy "The Saint", ex gangster caduto in disgrazia, cerca di arrangiarsi come può nel mondo del lavoro onesto, gestendo l'improbabile agenzia chiamata "Afterlife Advice", dove i malati terminali registrano un video messaggio di commiato da lasciare ai familiari. Ma anche qui gli affari non vanno particolarmente bene e Jimmy si trova costretto ad accettare un ultimo lavoro dal suo vecchio boss, spietato criminale costretto sulla sedia a rotelle: spaventare un baldo giovanotto che ha rubato il cuore alla donna del suo ebete figliolo. Jimmy  raduna i suoi compari di un tempo: un proiezionista porno malato di lebbra, un capellone tatuato, un gigante di colore ed un super macho psicotico. Per la maldestra incompetenza della sgangherata banda il piano fallisce e il boss, infuriato come un cane rabbioso, pretende che il colpevole paghi per l'affronto subito. Commedia nera sul mondo dei gangster, carica di ironia grottesca e di umori acidi, di evidente derivazione tarantiniana dopo il successo mondiale di Pulp Fiction. Tra situazioni demenziali, personaggi caricaturali, dialoghi sospesi tra il filosofico e il surreale, scoppi di violenza inattesi e momenti di malinconico romanticismo, si procede oscillando tra il suggestivo e il bizzarro, ma senza mai superare una innocua convenzionalità derivativa. A volte caotico, a volte sgangherato, a volte macabro e a volte divertente, il film lascia un senso di incompiuto ma si avvale di un cast eccellente che regala alcune sequenze cult. Tra questi ricordiamo Andy Garcia, Christopher Walken, Steve Buscemi, Christopher Lloyd, Treat Williams e Gabrielle Anwar. I punti di forza sono la presentazione iniziale dei personaggi e gli inserti stranianti con i video della "Afterlife Advice".

Voto:
voto: 2,5/5

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