giovedì 10 agosto 2017

A spasso con Daisy (Driving Miss Daisy, 1989) di Bruce Beresford

Atlanta, 1948: Daisy Werthan è un'anziana vedova ebrea, arzilla, agiata e dal carattere spigoloso per una lunga serie di manie e di pregiudizi. Dopo che la nostra evita miracolosamente un investimento automobilistico, il premuroso figlio Boolie assume un autista di colore di mezza età, Hoke Colburn, avvisandolo preventivamente del temperamento bizzoso della madre. Costretto ad accettare l'incarico per problemi economici, il saggio Hoke si arma di tutta la sua pazienza per tollerare le intemperanze della nuova padrona, adattandosi persino al ruolo di tuttofare dopo la morte improvvisa della domestica di casa Werthan. Nel corso degli anni tra i due nascerà un tenero e sincero rapporto di amicizia. Commedia garbata, ironica e fin troppo mielosa sul tema dei pregiudizi razziali, dei diritti civili e del rispetto che si deve al prossimo "fino a prova contraria". Tratto dall'omonima opera teatrale di Alfred Uhry, è un film furbo e delicato che si avvale di una sontuosa ricostruzione ambientale del vecchio Sud degli Stati Uniti, della bella fotografia di Peter James e di una regia classica e "invisibile" che si mette al servizio di un cast in gran forma, in cui l'ottantenne londinese Jessica Tandy fa la parte della leonessa, ma anche Morgan Freeman e Dan Aykroyd sono eccellenti per il sobrio senso della misura. La scaltra ruffianeria della sua retorica edificante nel modo di affrontare il tema dell'amicizia, all'insegna del più sdolcinato sentimentalismo, fece breccia nel cuore dell'Academy Awards che tributò al film quattro Oscar generosi: assurdo quello di miglior film, esagerato quello alla sceneggiatura, meritati quelli alla Tandy ed al trucco. Alcuni duetti tra la Tandy e Freeman sono straordinari e lasciano il segno.

Voto:
voto: 3/5

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