giovedì 17 agosto 2017

Maledetti vi amerò (Maledetti vi amerò, 1980) di Marco Tullio Giordana

Riccardo, detto "Svitol", ex attivista militante del '68 poi rintanatosi per cinque anni in Sud America, ritorna a Milano nel 1978 e si rende amaramente conto che tutto è cambiato. L'Italia non è più la stessa, gli anni di piombo hanno portato il paese sull'orlo del caos, le utopie rivoluzionarie in cui credeva si sono trasformate in una sanguinosa eversione criminale che porta sulla coscienza il peso insostenibile di cadaveri eccellenti, gli ideali sessantottini si sono dissolti tra strumentalizzazioni politiche e strategia della tensione e tutti i suoi vecchi compagni sono morti, si sono arresi o sono diventati borghesi. Paradossalmente "Svitol" riesce a dialogare serenamente solo con un commissario di polizia e, sopraffatto dallo sconforto e dalla delusione, promette al funzionario di svelargli i dettagli di un imminente piano d'attacco dei terroristi rossi. Promettente esordio di Marco Tullio Giordana con questo dramma sociale tetro e angosciante, capace di ricostruire con sapiente puntiglio il clima dei tempi, percorrendo idealmente un disperato viaggio nella memoria collettiva della generazione protagonista del '68. Ora cinico ora velleitario, ora amaro ora sarcastico, è il primo vero compiuto ritratto che il cinema italiano ha dedicato al movimento sessantottino, in bilico tra livore retorico, cupo disincanto e lamento nostalgico. A fine visione permane un senso di irrisolto ma il talento del regista milanese è già evidente, così come la sua naturale attitudine per le opere di impegno civile e la notevole capacità di direzione degli attori. Accolto con pareri discordanti dalla critica, vale principalmente come lucida istantanea d'epoca in cui il protagonista Flavio Bucci è da 110 e lode più bacio accademico.

Voto:
voto: 3,5/5

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