Romolo e Salvatore sono due giovani bulli romani, sfaccendati e spacconi, sempre a caccia di gonnelle e svaghi. Amici fin dall'infanzia si innamorano entrambi della bella Giovanna che, maliziosamente, si diverte a tenerli entrambi sulla corda senza sapere chi scegliere tra i due. Dopo un lungo gioco di ammiccamenti e incertezze, che inasprisce anche il rapporto tra i due bellimbusti, la ragazza si concederà ad un terzo incomodo. Briosa e spensierata commedia popolaresca di Risi, che adatta i canoni del neorealismo alla realtà colorita, sboccata e spregiudicata dei giovani borgatari romani, dando vita ad una pittoresca versione di Bulli e pupe in dialetto romanesco. Senza particolari pretese di critica sociale o di affresco antropologico, ma all'insegna di una divertita e divertente spontaneità verace, l'autore segue la linea del così detto "neorealismo rosa", inaugurata con successo da Comencini in Pane, amore e fantasia (1953), e tratteggia con bonaria indulgenza e un pizzico di malinconia una romanità bislacca e briccona che ormai tende all'estinzione. Per il suo tono proletario e per i suoi personaggi sul filo della macchietta (giovanotti coatti impomatati di quelli "fatti cor pennello" e giunoniche pupattole sgallettate in bikini che fanno le difficili) il film non fu particolarmente gradito alla critica che ne detestò la superficiale leggerezza, giudicandola quasi un tradimento rispetto ai nobili ideali di denuncia e di testimonianza storica del primo Neorealismo di Visconti, Rossellini e De Sica. Eppure Dino Risi dimostrò ancora una volta di sapersi sintonizzare con formidabile tempismo sui gusti del pubblico, cogliendo i mutamenti di costume e le nuove esigenze di una società in rapido cambiamento, che era ormai stanca degli orrori della guerra e che si proiettava verso il boom economico con una vigorosa carica di ottimismo e con una crescente voglia di leggerezza, divertimento e disimpegno. E infatti il film ebbe uno straordinario successo al botteghino, diventando immediatamente un classico della commedia italiana e generando addirittura una fortunata trilogia. Spinto dai produttori lo stesso Risi girò Belle ma povere nello stesso anno e Poveri milionari nel '58, sempre con i medesimi attori protagonisti. I personaggi di Romolo e Salvatore, interpretati da Maurizio Arena e Renato Salvatori, divennero delle celebri maschere popolane molto amate dal pubblico e la prorompente fisicità di Marisa Allasio, generosamente esibita per i tempi, catturò le attenzioni di tutti gli spettatori di sesso maschile. Forse la popolarità del film ne trascende gli effettivi meriti artistici ma la sua importanza storica come pietra miliare della nostra commedia è indiscutibile, al di là di ogni snobismo intellettuale da puzza sotto il naso.
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