sabato 12 agosto 2017

Le relazioni pericolose (Dangerous Liaisons, 1988) di Stephen Frears

Uno strano rapporto perverso lega ancora tra loro gli ex amanti la marchesa di Merteuil e il visconte di Valmont: lei si sente ferita perchè lui l'ha abbandonata ma prova ancora per lui un amore insano e, per avere la sensazione di tenerlo ancora in pugno, lo sfida continuamente a conquistare donne "difficili" solleticando il suo orgoglio di impenitente seduttore. Così il Valmont fa cadere nella sua rete sensuale una quindicenne già promessa in matrimonio e la splendida Madame de Tourvel, casta moglie di un alto magistrato. Ma la relazione con quest'ultima provoca uno scossone nell'animo del libertino, che si innamora della donna innescando così una serie di eventi tragici che sfuggiranno al controllo della diabolica marchesa. Perfido e sontuoso melodramma storico, sospeso tra commedia e tragedia, tratto dal celebre e "scandaloso" romanzo epistolare omonimo di Pierre Choderlos de Laclos. Straordinario nella messa in scena raffinata, capace di restituire il clima e le atmosfere della Francia pre-rivoluzionaria attraverso una fastosa ricostruzione d'epoca, il secondo dei tre adattamenti cinematografici del capolavoro di Choderlos de Laclos (gli altri due sono di Roger Vadim del 1959 e di Milos Forman del 1989) è un film torbido, elegante e brioso diretto in maniera impeccabile da Stephen Frears ed egregiamente interpretato da un cast formidabile che annovera Glenn Close, John Malkovich, Michelle Pfeiffer, Uma Thurman e Keanu Reeves. Malkovich e la Close, all'apice del loro fascino maledetto, sono magistrali nel tratteggiare due prototipi spietati di una società corrotta, mondana e dissoluta, in cui l'alta nobiltà, per soddisfare il proprio edonismo o la propria vanità, calpestava impunemente ogni sorta di decenza morale nei confronti del prossimo. Ma anche la Pfeiffer è tanto bella quanto strepitosa nella recitazione del dolente personaggio di Marie de Tourvel. L'opera ha una sottile vena critica che intriga e sgomenta, la cui portata simbolica può essere tranquillamente applicata al mondo contemporaneo. Il film fu premiato con tre Oscar: sceneggiatura, costumi e scenografia, ma avrebbe meritato almeno un premio anche per uno degli attori. E' il miglior film di Stephen Frears, solido, compatto e conturbante.

Voto:
voto: 4/5

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