lunedì 7 agosto 2017

L'albero del male (The Guardian, 1990) di William Friedkin

Una giovane coppia, Phil e Kate, appena trasferitasi in una zona boscosa all'estrema periferia di Los Angeles, è in cerca di una babysitter per il loro piccolo figlio Jaky. Tramite un'agenzia specializzata decidono di assumere Camilla, che appare una donna dolce, esperta e particolarmente abile con i bambini. Ma la coppia non può sapere il terribile segreto della donna, che appartiene ad una setta demoniaca che pratica antichi rituali druidi, sacrificando giovani bimbi innocenti per "nutrire" con il loro sangue puro un albero posseduto da spiriti del male. Ritorno all'horror demoniaco di William Friedkin con un film inquietante e sinistro, le cui atmosfere ricordano più Rosemary's baby piuttosto che L'esorcista. Raccontato come una favola nera che cerca di evocare paure ancestrali, cerca la sua essenza angosciante nell'accostamento stridente tra una società moderna, consumistica e civilizzata e crudeli cerimonie arcaiche che richiamano una barbara preistoria di orrori. Ma non basta la bella fotografia notturna di John A. Alonzo e l'indubbia maestria del regista nella costruzione della suspense a condurre felicemente in porto una pellicola troppo prevedibile ed esile nello sviluppo narrativo, in cui l'accumulo di effetti orripilanti cerca invano di coprire le magagne di sceneggiatura. Tratto dal romanzo  "The Nanny" di Dan Greenburg, è un'opera confusa e altalenante che non riesce mai ad emergere realmente da un mediocre anonimato, tra l'altro in un genere fortemente abusato come quello horror. Lo stesso Friedkin, insoddisfatto del risultato finale, decise di disconoscere il film accreditandolo, in una successiva versione trasmessa in America per la televisione via cavo, ad Alan Smithee (lo pseudonimo utilizzato dai registi quando intendono prendere le distanze da una loro pellicola).

Voto:
voto: 2,5/5

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