giovedì 17 agosto 2017

Totò, Peppino e la... malafemmina (Totò, Peppino e la... malafemmina, 1956) di Camillo Mastrocinque

Gianni, giovane campano di belle speranze, si trasferisce a Napoli dal suo paesello di provincia per conseguire la laurea in medicina. Durante una festa incontra un'avvenente attrice di teatro, Marisa, di cui s'innamora perdutamente e con cui avvia una intensa storia d'amore. Per seguire la sua bella in tournée, il nostro abbandona gli studi e contrae ingenti debiti finanziari per garantirle lo stile di vita a cui la corteggiatissima donna è abituata. Intanto al suo paese natale la madre, disperata, incarica i suoi due pittoreschi fratelli campagnoli, Antonio (scaltro e ciarliero) e Peppino (gretto e impacciato), di riportare suo figlio sulla retta via, allontanandolo dalla maliarda tentatrice. Così il colorito trio napoletano parte per Milano, dove i due maldestri zii si recano nel camerino di Marisa lasciandole soldi e una strampalata lettera con cui la invitano a lasciare in pace il nipote. La donna, ferita nell'orgoglio, tronca la relazione con Gianni che cade nella più profonda disperazione, ignorando che dietro a tutto questo ci sia lo zampino dei suoi parenti "paesanotti" e pasticcioni. Celeberrima commedia di chiassosa veracità e irresistibile simpatia, straripante nella sua miscela garbata di farsa di costume sulle differenze sociali tra Nord e Sud e di avanspettacolo grottesco che stinge nel fumetto popolare, con la messa alla berlina di manie, difetti e pregiudizi della profonda provincia italiana. Alla sua uscita ha avuto uno straordinario successo di pubblico ed è, senza dubbio, uno dei migliori e più divertenti risultati conseguiti da Totò sul grande schermo. Dietro alla solita travolgente e adorabile cialtroneria del leggendario comico napoletano, fuoriclasse assoluto della nostra commedia adorato dalla gente ma perennemente stroncato dai critici, vanno segnalati, allo stesso modo, gli attori di spalla, tutti bravissimi, a cominciare dal solito Peppino De Filippo e senza dimenticare Teddy Reno, Vittoria Crispo e Dorian Gray. Eletto immediatamente opera di culto a furor di popolo, il film si avvale di sequenze e battute memorabili (entrate nell'antologia della comicità italiana) e della splendida canzone "Malafemmena" scritta dallo stesso Totò nel 1951. Da citare altresì la perfetta sintonia tra i due grandi comici protagonisti e la mitica scena della dettatura della lettera che ormai fa parte della nostra cultura popolare. Quasi obbligate le quattro stelline.

La frase:
- "Perché il giovanotto è studente che studia, che si deve prendere una laura..."
- "Laura."
- "Laura... che deve tenere la testa al solito posto, cioè... sul collo. Punto, punto e virgola. Punto e un punto e virgola."

Voto:
voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento