lunedì 7 agosto 2017

SubUrbia (SubUrbia, 1996) di Richard Linklater

Alla periferia di Austin, nel parcheggio di un market sempre aperto gestito da una coppia pakistana, si raduna un gruppo di giovani: il ventenne Jeff, che ha un lavoro precario e vive ancora con i suoi, la sua ragazza Sooze accompagnata da un'amica, Buff, che fa il pizzaiolo ma è in cerca di meglio, e Tim, che ha lasciato una carriera militare in aeronautica perchè insoddisfatto. Tutti aspettano la venuta di Pony, ex compagno di scuole superiori che è diventato una star del rock. Quando questi arriva in pompa magna, con tanto di macchina lussuosa e segretaria in gran tiro, tutte le vecchie tensioni riemergono nel gruppo e l'atmosfera si surriscalda. Da un testo teatrale di Eric Bogosian, autore anche della sceneggiatura, Linklater ha tratto un teso dramma "da camera" ambientato in un "non luogo" atemporale che intende rappresentare un affresco amaro e sincero della provincia americana attraverso un simbolico microcosmo giovanile, tracciando un bilancio in perdita della generazione figlia del benessere e del consumismo, che ha barattato le utopie dei predecessori con un inerte disincanto esistenziale. Ben scritto e ben interpretato da un cast di giovani attori poco conosciuti (Giovanni Ribisi, Steve Zahn, Amie Carey, Nicky Katt), è un singolare esperimento di teatro cinematografico che bandisce del tutto l'azione, sostituendola con un lungo flusso di dialoghi secchi e taglienti. Passato in sordina sia in America sia nel nostro paese, è un'opera di valore da recuperare per la sua lucida capacità di fotografare il disagio generazionale senza alcun effettismo, ma con una dolente vena realistica, che riesce a cogliere perfettamente il cuore di una gioventù smarrita, irrisolta e intimamente sola. Senza cinismo né compassione l'autore si pone idealmente allo stesso livello dei suoi personaggi. Non li giudica, non li condanna e non li assolve, ma, più coraggiosamente, cammina al loro fianco, con una sottile punta di malinconia.

Voto:
voto: 4/5

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