mercoledì 2 agosto 2017

Holy Smoke - Fuoco sacro (Holy Smoke, 1999) di Jane Campion

Ruth Barron, giovane e irrequieta ragazza australiana, va in India in cerca di nuovi stimoli spirituali e finisce plagiata da una setta guidata da un guru che predica la possibilità per l'essere umano di raggiungere l'illuminazione. I genitori temono il peggio e ingaggiano lo specialista americano PJ Waters, uomo maturo e razionale con una lunga fama di esperto in materia, affinché la trovi e la riporti a casa. Il 190° caso della lunga carriera di Waters sarà quello più arduo, perchè Ruth, oltre che bella, è grintosa, maliziosa e tenace, e riesce a coinvolgere l'uomo in un torbido gioco di passione e condizionamento i cui esiti non sono affatto scontati. Dramma surreale e fiammeggiante sull'eterna battaglia dei sessi e sul relativismo dell'identità, fortemente influenzata dall'ambiente esterno. La regista Campion, che ha anche scritto il film insieme alla sorella Anna, realizza un nuovo potente e suggestivo ritratto femminile, in bilico tra misticismo e carnalità, sottomissione e trasgressione, sesso e psiche, forte della carica interiore del grande romanzo ottocentesco, di un ambiguo erotismo freudiano e del fascino esotico dell'ambientazione agli antipodi (ritratta dall'autrice come un'entità immanente e pulsante). Asciutto nello stile e "caldo" nella bella fotografia di Dion Beebe, è un film arguto, critico, complesso, sfuggente e talvolta estremo, una riflessione straniante e non conclusiva sull'atavica debolezza della natura umana, sulla forza ancestrale della sessualità, sul rapporto tra condizionamenti sociali e libertà individuale e sul sottile legame psicologico nella relazione tra dominante e dominato (così sottile da rendere talvolta indefinibili i rispettivi ruoli). Poco apprezzato dal pubblico e generalmente snobbato dalla critica, è invece un'opera intelligente, scomoda ed emblematica dell'aspro immaginario della regista neozelandese. Straordinari i due attori protagonisti, a cui si deve molto della malia conturbante della pellicola: una Kate Winslet intensa e sensuale ed un ammirevole Harvey Keitel, che si offre senza alcuna remora alla visione artistica della Campion. Da segnalare anche le musiche di Angelo Badalamenti, come al solito notevolmente evocative.

Voto:
voto: 4/5

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