martedì 22 agosto 2017

La marcia su Roma (La marcia su Roma, 1962) di Dino Risi

Domenico Rocchetti, impenitente cialtrone reduce della prima guerra mondiale che tira a campare tra mille espedienti, viene convinto da un suo ex comandante ad entrare nel nascente movimento fascista, al quale aderisce per fame più che per reale convinzione politica. Durante il suo peregrinare il nostro ritrova un suo vecchio compagno d'armi, il bracciante Umberto Gavazza, che decide anche lui di affiliarsi alle camice nere per la tanto sbandierata promessa della terra ai contadini. I due, ringalluzziti dall'improvviso potere donatogli dalla temuta divisa, prendono parte a diverse azioni punitive contro coloro che si oppongono al fascismo e infine si aggregano alla colorita masnada che intende prendere il potere con la forza attraverso la marcia su Roma. In realtà i due opportunisti sono unicamente interessati ai loro interessi personali e sperano di sfruttare la forza crescente del nuovo partito l'uno per ottenere un posto statale e l'altro per diventare un latifondista. Coinvolti in un tafferuglio, si dileguano pavidamente prima di giungere nella capitale, salvo poi ricomparire, a cose fatte, per salire sul carro dei vincitori. Tagliente commedia tragicomica di Risi che prende in giro, tra satira al vetriolo e ironia farsesca, il fascismo squadrista delle origini dipingendolo come una losca combriccola di manigoldi, pusillanimi, approfittatori, esaltati, violenti, corrotti e corruttori al soldo di un'ideologia intransigente e faziosa che poi avrebbe condotto il mondo alla catastrofe totale. L'intento derisorio e demistificatore è lodevole quanto coraggioso, ma il film scivola a volte in un banale semplicismo che rende l'umorismo dozzinale e l'evoluzione dei personaggi prevedibile. Però la critica impietosa ai malcostumi italiani coglie nel segno (basti solo pensare ai tanti che si indignarono dopo l'uscita in sala della pellicola) e il duetto tra i due magnifici protagonisti (Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi) regala scintille che sono entrate a pieno diritto nell'antologia della nostra commedia. Di sicuro non è il migliore dei film di Risi ma suscita riflessioni, sa indignare e amareggiare attraverso il tono comico applicato ad un contesto drammatico, facendo sarcasmo di costume e autoironia storica. Trattasi, quindi, di "Commedia all'Italiana" nella sua accezione più pura, al di là dei difetti.

Voto:
voto: 3,5/5

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