giovedì 17 agosto 2017

Borotalco (Borotalco, 1982) di Carlo Verdone

Sergio, imbranato venditore di enciclopedie porta a porta, fidanzato senza entusiasmo con la noiosa Rossella e succube di un suocero truce, volgare e turbolento, contatta al telefono la collega Nadia, sognatrice bella e spigliata, campionessa di vendite e con una grande passione per Lucio Dalla. Il nostro intende incontrare la ragazza per affiancarvisi nel lavoro, sperando di carpirle consigli e metodi che ne possano aiutare lo scarso successo professionale con i potenziali clienti. Poiché lei ritarda, Sergio la anticipa recandosi da solo nell'appartamento di un certo Manuel Fantoni, il primo nome nella lista dei possibili acquirenti giornalieri, che accoglie lo sbalordito giovane con calorosa cordialità, narrandogli una lunga serie di incredibili episodi della sua avventurosa vita da playboy e uomo di mondo. Affascinato dal modo di fare e dai racconti di Fantoni, Sergio, dopo l'improvviso arresto di costui da parte dei Carabinieri che gli irrompono in casa, per far colpo su Nadia decide di spacciarsi per lui, imitandone la parlata, la sfacciata sicurezza e riciclandone i millantati trascorsi come proprie esperienze di vita. L'ingenua ragazza risulta subito colpita dalla personalità di Manuel alias Sergio e questi dovrà gestire, tra mille difficoltà, una doppia vita per mandare avanti l'eccitante gioco. Briosa, frizzante e spassosissima commedia degli inganni di Carlo Verdone (che l'ha anche scritta, oltre che interpretata, insieme a Enrico Oldoini). Sotto forma di gustosa satira di costume sull'idealizzazione dei miti da parte di una gioventù grigia, provinciale, annoiata e credulona, il film ha ritmo, scatto e verace capacità di coinvolgere lo spettatore attraverso situazioni esilaranti, battute irresistibili e personaggi memorabili. Al di là di Verdone, sempre bravissimo nella sua mimica fisica e vocale, e di una Eleonora Giorgi che irradia luminosità dallo schermo, non si possono non citare la malinconica e simpatica canaglia di Angelo Infanti (il cui personaggio del fanfarone Manuel Fantoni è entrato immediatamente nell'immaginario collettivo degli amanti della commedia italiana) e il caratterista Mario Brega, particolarmente amato da Sergio Leone, la cui carica di rozza esuberanza diventa latrice di una pittoresca romanità d'altri tempi, non priva di romanticismo nostalgico. Impossibile non menzionare altresì le belle musiche, perfettamente adeguate all'atmosfera cialtrona del film, composte da Lucio Dalla (la cui ombra lunga aleggia costantemente sulla pellicola anche se il famoso cantautore non compare mai esplicitamente) e dagli Stadio. E' grazie a questa commedia spudorata, divertente e travolgente che Carlo Verdone ha definitivamente superato il modello macchiettistico degli esordi, imponendosi come uno dei nuovi alfieri (insieme a Troisi, Benigni e Nuti) della comicità italiana degli anni '80.

La frase: "Un bel giorno, senza dire niente a nessuno, me ne andai a Genova e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana."

Voto:
voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento