sabato 12 agosto 2017

Il postino suona sempre due volte (The Postman Always Rings Twice, 1981) di Bob Rafelson

Nella California degli anni '30 il vagabondo Frank capita nella stazione di servizio gestita da Nick Papadakis, immigrato greco, e dalla sua bellissima moglie Cora, molto più giovane di lui, che si occupa del ristorante annesso. Frank viene assunto da Nick come meccanico ma lui ha messo fin da subito gli occhi addosso all'avvenente signora Papadakis. Tra i due scoppia presto un'infuocata passione erotica ma il marito è l'ostacolo da superare per poterla vivere fino in fondo. I focosi amanti preparano un piano criminoso per eliminare Nick simulando un incidente e mettersi in tasca il denaro dell'assicurazione. Questo melodramma erotico dai risvolti noir, torbido e rude, è la quarta trasposizione cinematografica del famoso romanzo omonimo di James Cain del 1934. La prima è quella di Pierre Chenal del 1939, la seconda (e anche la migliore, per quanto il soggetto ispiratore non è ufficialmente accreditato) è il capolavoro Ossessione di Luchino Visconti, che pose inconsapevolmente le basi del Neorealismo italiano. La terza versione, di cui questo film di Rafelson costituisce un ideale remake, è quella di Tay Garnett del 1946. Adeguando il tono della vicenda alla libertà dei costumi degli anni '80, l'autore inserisce un realismo sessuale audace ed aggressivo, che rende selvaggio e violento il rapporto passionale tra i due amanti, salvo poi mutare in un sentimento più complesso e profondo. Memorabile, in tal senso, la scena d'amore sul tavolo della cucina che (nonostante i già citati anni '80) non mancò di suscitare qualche mugugno tra i benpensanti. E' inutile sottolineare come i precedenti autori che si erano già confrontati con l'adattamento del romanzo furono costretti, dalla rigida morale dei loro tempi, a limare fortemente l'erotismo esplicito della storia. Se la prima parte è notevole per tensione carnale e carica conturbante, oltre che per la suggestiva ricostruzione del contesto sociale d'epoca splendidamente incorniciata dalla magnifica fotografia del leggendario Sven Nykvist, nella seconda il film perde forza e registra qualche inciampo sul fronte della narrazione che assume i connotati di un thriller. Nel cast svettano i due protagonisti: Jack Nicholson, spesso troppo sopra le righe, e Jessica Lange, straordinaria per intensità, sensualità e maliziosità. L'intento implicito del regista di realizzare una cupa metafora del sogno americano che si è trasformato in incubo è riuscito solo in parte perchè il film sacrifica troppo della sua anima noir sull'altare della passione feroce che infiamma i sensi e ottunde il pensiero.

Voto:
voto: 3,5/5

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